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«Non è che tutte le mattine ci svegliamo e pensiamo: ...

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Ha letto le dichiarazioni di Fini e rilancia: «Sì, ho letto e sono completamente d'accordo. Noi andiamo dritti perla nostra strada che era fissata in tre tappe: la rioganizzazione del gruppo dirigente di An con l'ufficio politico, la manifestazione del 13 e la conferenza programmatica di gennaio. Ecco, andiamo avanti. Non è che la nostra vita è condizionata da quello che fa Berlusconi». Mentre piovono le bombe, volano le colombe. Anche dentro An è il giorno in cui i toni sono più leggeri delle barricate delle ultime 48 ore. Certo, tutti uniti con il capo: ci mancherebbe. «Vero, ma leggetevi bene le dichiarazioni di Fini. Guardate il merito, non ci sono poi tante distanze», spiega un «colonnello» che chiede l'anonimato. Insiste Gasparri: «E poi ricordiamoci che in primavera si vota in Sicilia, in tanti Comuni, alla provincia di Roma...». Già, Roma. Dove proprio in questi giorni parte la cabina di regìa in vista del voto primaverile. E Gianni Alemanno che è alla guida della federazione di An romana, aggiunge: «Non credo che Berlusconi pensi di fare a meno di An. Da quello che ha detto sembra voglia rifare la Dc, spero che non sia così. Adesso non guardiamo agli accenti delle frasi, puntiamo sui contenuti. An da mesi chiede di riaprire l'Officina per elaborare il programma. Parliamo di questo, non di coalizioni». Ma è il gruppo dirigente di An che fa appello a Fini per far pace con l'alleato? Alemanno è secco: «Nessun appello, siamo più che mai uniti. Tra di noi e con Fini». Ma è finita la parabola discendente dello scontro? «Mi auguro di sì». D'altro canto lo stesso ex ministro dell'Agricoltura ha avuto uno scambio di battute con il coordinatore regionale di Forza Italia, poi chiarito in serata. Il programma, dunque. Adolfo Urso, il motore della fondazione finiana Fare Futuro, ci sta lavorando. «C'è un clima di antipolitica a cui bisogna dare risposte», spiega l'ex viceministro al Commercio estero che ha varato un nuovo progetto che si propone di analizzare la politica estera vista da destra. Oltre le polemiche di questi giorni, oltre le diatribe. Parlano i big. E nemmeno tutti. Resta in silenzio per esempio Ignazio La Russa, un tempo individuato come un berluscones. E resta in silenzio anche un mediatore instancabile come Altero Matteoli. La richiesta che avanzano quasi tutti è l'anonimato. Racconta uno che sta un gradino più sotto i colonnelli: «Ma voi avete capito perché stanno litigando Berlusconi e Fini? Boh, stiamo alle schermaglie e basta. Comunque, anche con il proporzionale non c'è speranza: siamo condannati a stare assieme. Quindi tirare troppo la corda non serve a nulla. Anzi, è deleterio». Volano le colombe, dunque. Ma per ora tra Berlusconi e Fini continuano a piovere bombe. F. d. O.

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