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"Gazebo amari" per Casini. Pier resta senza partito

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destinazioneNew York, per partecipare alla riunione annuale dell'Unione interparlamentare di cui è presidente. Ma al Cavaliere il leader dei centristi deve aver pensato parecchio, soprattutto perché la mossa dell'ex premier rischia di svuotare di elettori l'Udc. Lasciando Casini a capo di un partito che esiste solo sulla carta. Senza contare che la parte dei berluscones che fa capo a Giovanardi sembra sia già pronta a trasferirsi armi e bagagli nella nuova formazione. Così ieri i commenti che via via arrivavano da via Due Macelli sono stati la fotografia di un partito nel quale ognuno inizia a pensare al proprio futuro per conto proprio. L'analisi più feroce è arrivata da «Moderatamente.com», sito vicinissimo a Mario Baccini. Nell'editoriale di Francesco Sanseverino vengono sottolineate le contraddizioni in cui è caduto Pier Ferdinando Casini nell'ultimo anno, dal tentativo di creare un centro moderato autonomo al rientro sotto l'ala protettrice di Berlusconi. Fino al rischio, attuale, di scomparire politicamente, visto che Berlusconi — è il rimprovero dei bacciniani — ha fatto quello che il leader Udc non ha avuto il coraggio di fare, una nuova aggregazione popolare e di centro che andasse oltre l'Udc. E che l'area che fa riferimento al vicepresidente del Senato sia piuttosto critica con il resto del partito lo dimostra anche il fatto che in una partita delicata come quella per le elezioni alla Provincia di Roma l'anno prossimo, Baccini abbia deciso di mettere in discussione la candidatura di Luciano Ciocchetti. Intanto però a Berlusconi Baccini manda a dire di essere interessato all'apertura sul tema delle riforme «ma non al nuovo partito». Anche perché un mese fa il senatore Udc ha fatto registrare un suo simbolo politico, «Italia Popolare». Critico con Berlusconi è Rocco Buttiglione: «Una grande forza politica nuova, che unifichi il centro, non può nascere dall'iniziativa di un uomo solo — ha commentato — Occorre un accordo di molti, una misura del consenso, il rispetto di procedure democratiche. Rispetto a tutto questo l'annuncio solitario di Berlusconi non è un buon modo di cominciare. Mi sembra un esempio di politica padronale che a noi non sta bene». «Cambiare nome a Forza Italia è facile — ha aggiunto — fare davvero un altro partito è difficile. A Forza Italia è sempre stato rimproverato il fatto di essere il partito di un uomo solo. Per noi che nell'Udc abbiamo da tempo disegnato la nuova strategia del centro-destra è tempo di stringere le fila e di rivendicare il fatto che abbiamo visto giusto. Comunque a Berlusconi va riconosciuto di avere capito che un nuovo grande partito italiano deve partire dal centro». Proprio quel centro che Pier Ferdinando Casini sembra essersi fatto soffiare sotto il naso.

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