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Welfare, il protocollo si divide

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È qui che la sinistra radicale darà battaglia per introdurre quelle modifiche che non è riuscita a far passare nel Consiglio dei ministri dove è prevalsa la linea dei sindacati e della Confindustria supportata dal risultato della consultazione nei posti di lavoro. Per evitare che la situazione alla Camera precipiti la soluzione che è sempre nel cassetto è di andare a uno scorporo del Protocollo sganciando la parte riguardante la previdenza da quella con le misure sul lavoro. Questo consentirebbe l'approvazione delle rettifiche allo scalone in tempo utile per impedire l'entrata in vigore della legge Maroni e al tempo stesso permetterebbe di fare qualche concessione alla sinistra radicale per le misure sul lavoro. Si tratta però di una soluzione estrema. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha insistito più volte sul fatto che il Protocollo è un corpo unico che va approvato nella sua interezza. Le condizioni per un aumento della tensione a Montecitorio però ci sono tutte. Dalla direzione di Rifondazione ieri il partito di Giordano ha chiesto alle altre forze della sinistra radicale di far fronte comune per ridefinire l'agenda del governo e le sue priorità e «dare quindi un seguito alla manifestazione del 20 ottobre». Ma l'intenzione dichiarata da Rifondazione è soprattutto di mettere «un alt agli strattoni del Partito democratico» restituendo alla sinistra radicale «un ruolo da protagonista nell'azione del governo». E il banco di prova di questo braccio di ferro con il Pd potrebbe essere proprio la discussione sul Protocollo. E su questo che la «cosa rossa» potrebbe misurare il suo peso all'interno della maggioranza. I sindacati che hanno intuito il pericolo ieri sono tornati a ribadire che il Protocollo deve essere approvato in Parlamento così com'è. Nel corso di un'audizione alla Camera Cgil, Cisl e Uil hanno sottolineato l'influenza positiva che ha il pacchetto di misure per il mercato del lavoro e per l'aiuto che dà ai ceti deboli e alle pensioni delle future generazioni. I sindacati non negano che ci possano essere piccoli aggiustamenti, «nel rispetto delle prerogative e della sovranità del Parlamento», purchè non ci sia uno stravolgimento. I sindacati hanno quindi insistito sul fatto che il testo «è frutto di un accordo tra Governo e parti sociali, avallato, tra l'altro, da oltre 5 milioni di lavoratori e pensionati». Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno anche chiesto che l'esecutivo non eserciti la delega sui lavori usuranti e che, invece, presenti un emendamento al Ddl per rendere effettiva questa norma dal 1° gennaio 2008. Agli attacchi della sinistra radicale si oppone soprattutto la Cgil che teme di essere scavalcata dalla «cosa rossa». Così il segretario confederale della Cgil, Morena Piccinini, sottolinea che il disegno di legge «è fedele al protocollo e auspichiamo che venga approvato così anche per rispetto degli oltre 5 milioni di lavoratori e pensionati che si sono espressi e che hanno votato per l'82% a favore». Toni simili da Cisl e Uil. Entrambi auspicano che «la maggioranza sia coerente e approvi il disegno di legge così come è stato presentato».

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