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Veltroni schiacciato tra Prodi e il Comune

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Un logorio molto più forte di quello che gli possono provocare le critiche del centrodestra al suo ruolo di sindaco. «A Walter l'ho detto più volte, devi essere tu a staccare la spina a Prodi, e devi farlo subito — racconta un diessino di lungo corso sotto garanzia di anonimato — Ma so anche che da solo lui non lo farà mai». Ed è questo il limite che da sempre i suoi alleati gli rimproverano, l'incapacità di non decidere autonomamente di scendere in campo. È successo quando si è candidato a sindaco la prima volta nel 2001 — allora letteralmente spinto da tutta la coalizione di centrosinistra — ed è accaduto anche prima dell'estate con il Partito Democratico, quando Franco Marini, Goffredo Bettini e Massimo D'Alema si sono seduti attorno a un tavolo e hanno deciso che doveva essere Walter il nuovo segretario. Così, anche adesso, Veltroni resta a guardare. Per il momento le sue mosse sono state tutte azzeccate, compresa l'ultima dopo l'omicidio di Giovanna Reggiani: in sole 24 ore ha convinto e costretto il governo a tornare sui suoi passi e a cambiare una parte del ddl sulla sicurezza in decreto legge e renderlo così immediatamente operativo. Prodi, stavolta, non poteva fare altro. Ma fino a quando durerà questo gioco di sponda? Oltretutto i due in pubblico fanno vedere di andare d'amore e d'accordo ma in realtà non si sopportano. Un astio, specialmente da parte di Prodi, maturato dopo il primo governo del Professore, nel '96. Intanto, però, Veltroni si deve difendere anche sull'altro fronte, quello del Campidoglio. L'ultimo episodio di violenza ha dato ancora più fiato alle critiche del centrodestra che vogliono che si dimetta e lasci la poltrona di sindaco. «Ma questi attacchi Walter li aveva già messi in conto — raccontano i suoi alleati — Sapeva che assumendo un incarico a livello nazionale si sarebbe esposto su quel fronte. Sapeva che ci sarebbero stati anche suoi alleati che, per invidia, lo avrebbero attaccato». Ma in tutti c'è una certezza: l'opposizione può fare tutto il baccano che vuole, può gridare che si deve dimettere, ma finché non si andrà a votare per Palazzo Chigi Veltroni non mollerà il Campidoglio. E chissà allora che la spinta decisiva a convincerlo a staccare la spina a Prodi alla fine non arrivi proprio da chi ambisce a occupare il suo posto a Roma.

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