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Fabrizio dell'Orefice [email protected] Eccoli ...

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Caccia ai romeni». E un editoriale spiegava: «Tutto funziona come negli schemi più classici della persecuzione razziale». E qual è questo schema? Liberazione lo spiega subito: «Si prende spunto da un delitto per il quale è sospettata una persona che appartiene ad una certa nazionalità, o a un gruppo etnico. Si monta una campagna contro il delitto e si delinea un automatismo tra delitto e nazionalità. Sulla base del pregiudizio razziale, che è durissimo a morire. Subito dopo, spinti dall'ira popolare si procede a leggi speciali, persecutorie, che sospendono il normale corso della legalità e della costituzionalità e anche i diritti fondamentali dell'uomo. In Italia - sono ancora parole del quotidiano di Rifondazione comunista - è già successo così con le leggi speciali del 1938, varate per colpire gli ebrei». Alleluja. Non fa nulla che un quarto dei delitti venga commessa da romeni. E non fa nulla neanche l'efferatezza dei delitti commessi: violenze su anziani, stupri su donne indifese, aggressioni ad un anziano ciclista per rubare un telefonino. Il decreto del governo per il giornale è una legge che «autorizza la persecuzione dei romeni». Il Manifesto non è da meno. Scrive il direttore Gabriele Polo: «Non sarebbero stati necessari decreti d'urgenza e leggi speciali che trasformano un delitto individuale nell'annucio di un repulisti di massa». Passano poche ore e quella diventa la linea della sinistra estrema che al Senato, dove il decreto sulle espulsioni comincerà il suo iter, conta 36 membri (sui 158 della maggioranza). Patrizia Sentinelli (Prc), viceministro agli Esteri, mette in guardia da «una politica indiscriminata contro chi viene nel nostro Paese». Pino Sgobio (Pdci) avverte: «È necessario intervenire, ma non solo con politiche repressive». I Verdi restano in silenzio. Il leader Pecoraro Scanio aveva detto di sì al decreto, ma i mal di pancia si fanno sentire. Il senatore Mauro Bulgarelli prende le distanze: «Non va mai rincorsa la piazza. Non esiste un vero tema sicurezza, ma purtroppo ci sono delitti efferati come questo di Roma. Non possiamo far ricadere su tutti, su un'intera comunità il crimine compiuto da una sola persona. Trovo questo eccessivo, fuori luogo». E Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato, se la prende con Veltroni, «reo» di aver dettato la linea dura a Prodi: «Francamente la sgradevole impressione che in questa vicenda Veltroni sia stato il presidente del Consiglio ombra io ce l'ho e non gliela nascondo». «Se già dovessimo avere un premier ombra - osserva Russo Spena - questo sarebbe una rovina per Prodi che è impegnato a far approvare la Finanziaria, vuol tagliare i costi della politica e sembra intenzionato a ridurre il numero di ministri e sottosegretari». Per quanto riguarda il decreto, il capogruppo del Prc al Senato mette le mani avanti. Adesso la scusa è tecnica, è una questione di tempi. «Sono strettissimi - spiega Russo Spena - perché ora al Senato c'è la sessione finanziaria, poi abbiamo il ddl Lanzillotta e il protocollo sul welfare. Non so proprio se ci saranno i tempi per la conversione del decreto. Ho la sensazione che non abbiano fatto bene i conti e abbiano approvato il decreto su un'onda emotiva, anche se comprensibile». Ma sul merito la situazione si fa più complicata. Russo Spena fa suoi i dubbi di costituzionalità sul provvedimento che investe i poteri del prefetto: «Non è tanto il problema di colpire chi fa i reati, cosa sacrosanta - sostiene l'esponente del Prc - ma di chiarire in che modo il prefetto può esercitare la sua azione anche preventiva su una possibile azione delittuosa».

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