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Il ministro Damiano rassicura: "Presto convocate le parti sociali"

Damiano

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Laconfederazione di Guglielmo Epifani che si è esposta in prima linea per il referendum sul protocollo ora si trova spiazzata dalle modifiche. A che è servita la consultazione dei lavoratori su un testo se poi questo viene cambiato senza consultare le parti? E a cosa è servita la trattativa di quasi sei mesi se poi i cardini del protocollo vengono rimessi in discussione all'insaputa degli stessi firmatari? E ha senso parlare ancora di concertazione se poi prevalgono logiche diverse? Sono questi gli interrogativi che ieri circolavano tra i sindacati e soprattutto all'interno della Cgil. Prodi in serata ha cercato di placare la polemica. «Ho detto al ministro Damiano che ci incontriamo con le parti sociali per definire i punti controversi, ma voglio dire che non c'è nessun aspetto di cambiamento rispetto al protocollo». Quanto alle modifiche il premier ha sottolineato che «sono minori, in un protocollo di ampiezza enorme; e sono più tecnici che di contenuto». Poi minimizza le critiche di Confindustria dicendo che «sono su punti minori». Si aggiunge il leader Ds Fassino che ribadisce la «validità del protocollo e del referendum dei lavoratori». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta rassicura che all'incontro con le parti, che saranno convocate a giorni, «si troverà una soluzione ai piccoli problemi che rimangono aperti». La convocazione potrebbe essere fissata per giovedì prossimo giacchè mercoledì la Confindustria è impegnata nel suo direttivo. Ma quelli che Letta definisce «piccoli problemi» non sono tali per la Confindustria e i sindacati. Epifani ha accusato il governo di non aver rispettato i patti anche sul capitolo previdenziale. «Non ci sono tempi certi sulle finestre di anzianità e vecchiaia e nemmeno sui lavori usuranti. Perchè, poi, è sparito il riferimento del 60% per il tasso di sostituzione (rapporto tra pensione e ultimo stipendio ndr) per le nuove generazioni?». Il vicepresidente della Confindustria, Alberto Bombassei, lo ha detto chiaramente. «Deluso» dalla decisione del governo di intervenire sul protocollo senza consultare prima le parti firmatarie, Bombassei ha definito le modifiche «non accettabili» e ha chiesto il riavvio immediato del tavolo di concertazione. La Uil attende prima di dare un giudizio di merito sulle modifiche e l'Ugl tende invece a tenere d'occhio «la bontà del protocollo» salvaguardandola da «un dibattito troppo violento e politico. In vista dell'incontro, il ministro del Lavoro, Cesare Damiano usa tutta la sua diplomazia: «Se esistono dei dubbi interpretativi li chiariremo». A difendere le modifiche scendono in campo D'Alema secondo il quale «qualche correzione non cambia nulla di sostanziale nell'accordo» e il vicepresidente del consiglio Francesco Rutelli: «Qualche ritocco si potrà fare, il dialogo è sempre aperto».

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