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Il sindacato schiera i pensionati. Per il sì

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Sono loro i veri protagonisti del referendum sul protocollo sul welfare: i pensionati. Perché se nelle fabbriche la battaglia è più cruenta, è nei seggi territoriali che il «sì» sta costruendo la sua vittoria finale. A Roma e provincia sono 226 le sedi dove, tutti coloro che non hanno la possibilità di votare in azienda, possono recarsi per esprimere il proprio parere. In due giorni di votazioni, però, si contano sulle dita di una mano i lavoratori dipendenti o i precari che si sono presentati alle urne. Il grosso è rappresentato dal popolo dei pensionati. «Hanno votato il 50-60% degli iscritti» spiega Pietro Bonci, segretario della Federazione pensionati Cisl di via Ciamarra. Il suo seggio copre la zona di Cinecittà Est ma, più che una sede elettorale, è un luogo di ritrovo. Dietro la scrivania uno scudetto giallorosso ricorda la «drammatica» finale di Coppa Campioni tra Roma e Liverpool. A fianco c'è il Caaf dove quattro o cinque persone fanno la fila per avere informazioni. Qualche metro più in là un anziano signore porta a spasso il cane. Si ferma, legge le informative sul referendum, saluta, si ferma qualche minuto a chiacchierare. Arrivano due anziani coniugi, votano. Poi riprendono la strada di casa. «Il protocollo va bene - commenta Rosina -. Berlusconi dava i soldi a Totti questi ce li danno a noi». Quindi sottolinea che lei e suo marito sono molto informati sull'argomento («leggiamo i giornali e guardiamo la tv») e ammette: «Il Caaf lo conosciamo bene, ci fanno il 730». Seggio vuoto, invece, a via delle Cave (si avvicina la pausa pranzo delle 12.30). Anche qui si tratta di un Caaf della Cisl, ma trovarlo è praticamente impossibile. Il portone è quello di un condominio stretto tra una banca Unipol e un bar. Alla fine del lungo corridoio un'agenzia matrimoniale, un circolo della Margherita e il Caaf. Settecento iscritti e quasi tutti hanno già votato. «Siamo stati al centro anziani» spiegano. Via Buonarroti, sede della Cgil Roma e Lazio. Qui l'atmosfera è diversa. Finora hanno votato poco più di 300 persone. All'ingresso un anziano chiede al portinaio cosa deve fare per votare ottenendo una risposta vaga. Al secondo piano, nella sede del patronato, tra una signora che chiede informazioni sugli assegni familiari e un'altra che aspetta di essere chiamata dagli addetti, un piccolo gruppo di persone fa la fila per votare. C'è un disoccupato, un precario, c'è anche Renato pensionato iscritto al sindacato che legge l'Unità. «Ma - racconta - da nessuna parte ho trovato una lista dei posti dove potevo votare. Dopo 10 telefonate sono finito qua. Il protocollo? Sono ovviamente a favore sennò che ci venivo a fare qui».

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