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Inizia l'inferno di Prodi Due settimane di fuoco

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Un ottobre durante il quale scenderà in piazza praticamente tutta Italia. Da destra a sinistra, cortei a volte trasversali, a volte contemporanei, tutti contro. Si comincia oggi con la Costituente socialista. Un gruppo che può già contare su tre senatori (Angius, Barbieri e Montalbano) e punta a costituire un gruppo alla Camera visto che ha già nove esponenti dello Sdi a cui si sono aggiunti Valdo Spini e Franco Grillini (da Sinistra Democratica), Cinzia Dato (dalla Margherita). Si faranno sentire in Parlamento, soprattutto come contraltare della sinistra radicale. Domani in piazza ci andranno i grillini (ma scomunicati da Grillo) guidati dal leader delle liste civiche Roberto Alagna, che si prepara a fare la spina nel fianco dall'interno del Pd. Ma domani sarà anche il Brambilla day con la prima convention dei Circoli dlela Libertà che si terrà alla nuova Fiera di Roma: e sarà contestazione, ma stavolta da destra. E non è finita, perché domenica si presenta il partito di Lamberto Dini, i Liberaldemcoratici, che può contare su tre voti a Palazzo Madama ma anche sulla «benedizione» di altri due senatori a vita: l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Sergio Pininfarina, già presidente di Confindustria. E il sostegno degli industriali non è casuale, visto che domenica all'Hotel Plaza, assieme all'ex premier salirà sul palco Maurizio Beretta che dell'associazione di viale Astronomia è direttore generale. Dagli imprenditori ai lavoratori il passo è breve. Prodi avrà il tempo di tirare il respiro soltanto domenica sera perché da lunedì mattina saranno i dipendenti a dire la loro. Si apriranno infatti i seggi del referendum sul welfare che si chiuderanno mercoledì: i risultati saranno noti subito dopo anche perché venerdì torna a riunirsi il consiglio dei ministri che deve approvare il protocollo varato il 23 luglio scorso. Solo la Fiom è contaria ma se riscuoterà un gran successo saranno dolori, soprattutto per Rifondazione comunista sulla cui linea il voto inciderà e non poco. Per ora la sinistra estrema chiede modifiche, ma c'è il veto di Dini. Difficile trovare un'intesa, anche se Prodi è capace di accordi impossibili. Stavolta però, se tutto filerà liscio, il governo potrà tirare appena un sospiro di sollievo. Sabato 13 Roma sarà invasa dalla manifestazione di protesta di Alleanza nazionale. Già pronti due treni della libertà, Fini sembra convinto di portare in piazza 200mila persone anche se di cifre di previsione, ufficialmente, non se ne fanno. Un altro giorno e la domenica successiva sarà ancora una giornata di passione. I simpatizzanti del Partito democratico saranno chiamati ad eleggere il loro leader. Gli occhi sono tutti puntati su Walter Veltroni, lo strafavorito, anche se a minarlo ai fianchi ci sono due prodiani doc: Rosy Bindi e Enrico Letta. La vera corsa, comunque, è su due numeri: i partecipanti alle primarie e le percentuali di Veltroni. Se alle votazioni andrà oltre un milione di persone e il sindaco di Roma avrà molti consensi, sarà comunque un successo che lo renderà molto forte nella nuova geografia politica del centrosinitra. Ma anche che se le primarie saranno un flop per Prodi ci sarà poco da sorridere perché il risultato significherà che il suo governo sta veramente creando danni all'intera coalizione. Oltre ciò che i sondaggi già certificano. Nell'uno e nell'altro caso, sono davvero in pochi che nella maggioranza scommettono sulla coabitazione di lunga durata. Il govenro non può avere due premier, ha ripetuto più volte il segretario dello Sdi Boselli. Se Prodi ce l'avrà fatta a passare indenne anche il secondo fine settimana, gli resterà il terzo. Quello del 20 ottobre quando in piazza, anzi nelle piazze, scenderanno due popoli contrapposti. Quelli dell'estrema sinistra che chiedono di cambiare la legge Biagi. E quelli che, invece, la difendono. Il Professore ha messo il primo piede nel campo minato (o forse ci sta dall'inizio della legislatura). Se il 21 ottobre sarà ancora in piedi, tutto gli sarà più semplice. La sua strada sarà un po' meno in salita.

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