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In un intervista a Sky Tg24: «Liberate i due guerriglieri o uccidiamo l'interprete»

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Dadullah: «Con noi combattono uomini di Al Qaeda»

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Conferma la presenza di uomini di Osama Bin laden al suo fianco. E dà una «lezione» di giornalismo ai media occidentali. In un'intervista concessa alle televisioni di Murdoch, il leader dei guerriglieri che hanno tenuto in ostaggio per quindici giorni l'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo ottenendo in cambio della sua liberazione la scarcerazione di cinque (o sei) talebani, è stato intervistato da Sky Tg24, che ieri ha diffuso un'anticipazione delle sue dichiarazioni davanti alle telecamere. Per il Mullah Dadullah il presidente Hamid Karzai deve trattare per la liberazione dell'interprete di Mastrogiacomo Adjmal, e rilasciare i due talebani richiesti; altrimenti il prigioniero afghano verrà ucciso. «Lo uccideremo», ha detto testualmente. «Allo stesso modo degli italiani, Karzai deve parlare con noi per Adjmal», premette Dadullah sottolineando che la sua richiesta è «di liberare due nostri uomini in prigione». Il comandante integralista sostiene che «così come il governo italiano ha agito nell'interesse del suo popolo e ha avuto a cuore il destino di un connazionale, e si è adoperato per liberarlo, così dovrebbe agire Karzai, che finora ha ottenuto la liberazione di stranieri, ma non quella di un cittadino afgano. Ma, in realtà - ha sottolineato - noi pensiamo che Karzai non sia il vero presidente, ma solo un burattino al comando dell'ambasciata italiana... no, dell'ambasciata inglese oppure agli ordini di Bush». Dadullah ha poi confermato che con i Taleban che combattono insieme a lui nella zona sud-occidentale dell'Afghanistan ci sono anche uomini di al Qaeda: Con me ci sono uomini di diverse nazionalità, ci sono arabi, uzbeki, tagichi, e ci sono gli uomini di Al Qaeda». E ha aggiunto con tono intimidatorio: «Venite qui a cercarli e non colpite innocenti in altre zone». Ha quindi affermato che non è vero che il Pakistan protegge i talebani: «Per ogni arrestato di al Qaeda ce ne sono dieci talebani», ha precisato. Il comandante dei guerriglieri integralisti islamici, infine, si è lasciato andare anche a una «severa» critica al mondo dell'informazione, raccontando di essere stato vittima della censura. Anche i «veri» giornalisti, ha sottolineato, non riportano «affatto le notizie sulle attività dei talebani, non mandano mai in onda quel che diciamo o facciamo». «Sono stato intervistato undici volte - ha precisato - e nessuna di queste interviste è stata mandata in onda. Su cento parole che i talebani dicono, ne viene trasmessa una», ha proseguito Dadullah, che ha poi aggiunto: «È possibile che il contenuto di queste interviste non fosse di loro gradimento e allora hanno deciso di non trasmetterle. Oppure può essere stata una decisione influenzata dall'esterno. Voglio dire che la scelta di non pubblicare può essere del giornalista stesso o della sua testata. Oppure può dipendere da pressioni esercitate dall'esterno, che inducono loro a non trasmettere queste cose. Se la scelta di non mandare in onda questo tipo di materiale è del giornale stesso, si tratta di un tradimento. Se, invece, è dovuta a pressioni esterne, allora il giornalista dovrebbe comunque trasmetterle e denunciare pubblicamente queste pressioni. Oppure - ha concluso Dadullah - almeno, dire: "Mi spiace, ma sono stato costretto a non mandarle in onda". Non importa che queste pressioni vengano dai Britannici, dagli Americani o dagli Italiani».

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