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Senato, per il governo pronte quattordici trappole

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Un voto che rischia di essere decisivo per le sorti del governo guidato da Romano Prodi. La Cdl sta ancora discutendo sul comportamento da tenere (cercare la spallata decisiva o far prevalere il senso di responsabilità?) mentre l'Unione cerca di glissare le polemiche sulla propria autosufficienza. È quasi certo, infatti, che il centrosinistra non riuscirà a garantire i 158 senatori eletti che, a Palazzo Madama, significano maggioranza politica. Ma a preoccupare l'esecutivo, ancora prima del voto finale, sono le quattordici votazioni che lo precederanno. Tanti sono infatti gli ordini del giorno presentati al Senato, di cui nove a firma dell'opposizione. A questi, martedì, dovrebbe aggiungersi anche quello annunciato dall'Udc che chiede al governo di rafforzare l'equipaggiamento in dotazione ai nostri militari. Un percorso a ostacoli, dunque, quello che separa l'Unione dal voto finale: il timore è, infatti, quello di andare sotto e di spaccarsi prima della prova del nove finale. L'ordine del giorno più temuto è quello al quale sta appunto lavorando il partito di Pier Ferdinando Casini. Anche se l'Udc è appesa a un filo: secondo il regolamento del Senato, infatti, gli ordini del giorno «sono di regola presentati prima dell'inizio della discussione generale», che però si è chiusa venerdì sera e, dunque, stando alle regole scritte non vi sarebbe più spazio di manovra. Un particolare che non sfugge al vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega): «Casini e l'Udc devono smettere di prendere per il c... il Paese. Nell'iter del provvedimento sia in commissione che in Aula al Senato non vi è uno, e dicasi uno, emendamento o ordine del giorno a loro firma e rammento loro, tra l'altro, che il termine entro cui poterli presentare era quello delle ore 19 di lunedì». Insomma, secondo il leghista, l'Udc sta perdendo inutilmente tempo anche se, a salvare l'odg, potrebbe essere la prassi e una sorta di regola di galateo interno. Ne è convinto Mario Baccini che bolla come «inutile» la polemica e assicura che sarà presentata «una mozione». «È prassi parlamentare - spiega - consentire tempi più elastici per la presentazione di ordini del giorno in occasione di eventi particolari». Udc a parte, la maggioranza dovrà comunque superare quattordici votazioni prima del gran finale. E se Alleanza Nazionale come gruppo non ne ha presentati, almeno finora, Forza Italia va all'attacco chiedendo il via libera per dotare i nostri soldati di armi di difesa «attive». La più produttiva è però la Lega: solo Calderoli ne ha presentati tre. E il primo potrebbe essere il più insidioso: una riga e mezzo con la quale si impegna il governo a «promuovere tutte le iniziative finalizzate a garantire la sicurezza del nostro personale militare e civile presente sul territorio afgano». Punto e basta. Tattica diversa, invece, per il capitolo conferenza di Pace dove l'esponente del Carroccio mette sul piano una doppia possibilità: con un odg invita il governo a escludere dalla conferenza di pace «forze belligeranti» che non abbiano deposto le armi, mentre nell'altro chiede di «non promuovere la partecipazione dei cosiddetti Talebani». Non poteva mancare, poi, la vicenda Mastrogiacomo: sempre il Carroccio chiede che l'Italia non utilizzi né «il pagamento dei riscatti e/o la liberazione di terroristi prigionieri come strumenti di trattative». Relativamente innocui quelli targati Unione: uno è a firma del Prc e invita, fra l'altro, il governo a spingere l'acceleratore sulla Conferenza di pace, facendo attenzione a che sia «accettata dalla popolazione civile». In prospettiva, poi, si guarda anche alla «trasformazione della presenza internazionale nel Paese». L'Udeur, invece, punta i riflettori sulla Giustizia, mentre le senatrici dell'Unione si concentrano sulle donne, così come le parlamentari di opposizione. L'unico odg bipartisan (Dc-Pri-Mpa, Prc, Fi e Ulivo) va, invece, oltre il nodo Kabul e guarda al Darfur. Dal sapore provocatorio, infine, quello pres

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