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Durissima l'ala radicale. Ds e Dl cercano di fare retromarcia: «Non abbiamo ancora deciso»

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Anzi no, ci siamo sbagliati. Ma la marcia indietro «innestata» in fretta e furia non è servita ad evitare le polemiche. Perché da sinistra si è subito alzato un coro di contestazioni. Dettate dal timore, più che giustificato, che questa sia una mossa per «seppellire» definitivamente il progetto di legge sui Dico. La dichiarazione che ha scatenato la bagarre è arrivata alla fine di una riunione convocata dai coordinatori di Ds e Margherita, Maurizio Migliavacca e Antonello Soro, e a cui hanno partecipato i responsabili welfare dei due partiti, Fiorenza Bassoli e Luigi Bobba, nonché alcuni parlamentari impegnati nelle commissioni parlamentari competenti, come Anna Serafini, Emilio Del Bono e Francesco Garofani. Ed è stata proprio Anna Serafini a spingere maggiormente per sostenere la necessità di partecipare come Ulivo alla manifestazione del 12 maggio, idea condivisa anche da altri partecipanti, come Bobba e Del Bono. L'idea è quella di una partecipazione attraverso una delegazione parlamentare, e non a titolo personale. E in ogni caso non in terza fila, quasi in difesa. D'altra parte, è stato sottolineato, sono condivisibili i due punti centrali del Manifesto redatto dalle associazioni cattoliche, vale a dire il sostegno alla famiglia così come viene definita dalla Costituzione, e la non equiparazione con altre forme di convivenza o relazione affettiva. Quindi, hanno spiegato gli esponenti dell'Ulivo, il Family Day andrà assunto non come momento di conflittualità tra mondo cattolico e maggioranza, ma di dialogo e confronto. Immediate le critiche della sinistra radicale. L'adesione al Family Day «è la chiusura alle altre forme di convivenza — ha commentato Fulvia Bandoli, esponente della sinistra Ds — Un primo atto significativo, perché si tratta di una rincorsa alle impostazioni meno moderne sul tema della famiglia e delle famiglie, una adesione che rappresenta inoltre l'ennesimo atto di chiusura verso tutte le altre forme di convivenza». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il ministro Fabio Mussi: «Confermano le mie previsioni, il Partito Democratico è un letto a "due piazze". Una parte, soprattutto i Ds, vanno in piazza per sostenere i Dico, poi l'Ulivo, quindi Ds-Dl, non so su quale mandato, aderiscono ad una manifestazione, che io non contesto, ma che fino a prova contraria e contro un provvedimento del governo». Sconcertato, ovviamente Franco Grillini, deputato dei Ds e presidente dell'Arcigay: «Credevo fosse uno scherzo. È un'adesione assolutamente fuori luogo, fuori posto. Si capisce ora la decisione di mandare il Ddl sui Dico al Senato e non alla Camera cioè di mandarli al macero. La decisione di oggi lo conferma ed è indice di una svolta neocentrista che non condivido assolutamente». A poco è servita la mezza smentita di Antonello Soro (Dl) e Maurizio Migliavacca (Ds): «Contrariamente a quanto riferito da agenzie di stampa, nessuna decisione di partecipazione al "Family Day" da parte dell'Ulivo è stata presa nel corso dell'incontro sui temi della famiglia svoltosi questo pomeriggio con la presenza dei coordinatori Ds e Dl Migliavacca e Soro. Da alcuni partecipanti è stata avanzata l'ipotesi di una formale adesione alla manifestazione. Ipotesi che verrà verificata nei prossimi giorni». [email protected]

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