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«Servono segnali forti»

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Già segretario generale della Cisl, oggi protagonista del terzo settore (è presidente del Cir, il Consiglio italiano rifugiati), ama le visioni strategiche e guarda sempre con attenzione cosa accade in Italia: così chiede al governo di Romano Prodi di «dire con chiarezza dove vuole portare il Paese». A Cernobbio - luogo che la vedeva protagonista dei meeting dedicati al futuro dell'economia italiana - il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha affermato che l'emergenza sui conti pubblici è finita. Come consiglia di utilizzare il surplus? «Scommettendo sulle potenzialità dell'Italia. Serve una profonda riforma del sistema italiano, occorre puntare sull'innovazione, bisogna risolvere finalmente la questione del Mezzogiorno cogliendola come un'opportunità. E mettere in discussione i grandi poteri, rendendo il sistema più fluido. Ma il punto da sottolineare è che il governo deve dire con chiarezza dove vuole portare il Paese». Secondo lei manca una visione strategica, da parte di Prodi? «Sottolineo che quello delle liberalizzazioni è stato solo un inizio. Ma di tempo ne è passato, dal momento dell'insediamento dell'esecutivo. Eppure servono dei segnali forti: bisogna aumentare la concorrenza e sfruttare lo scenario geoeconomico. Abbiamo a disposizione il Mediterraneo, un mare di grandi traffici che permetterebbe di conquistare un ruolo fondamentale nelle relazioni con l'Africa. L'Italia è un 'pontile' naturale verso queste realtà: ce ne vogliamo accorgere?» L'esecutivo sarà in grado di affrontare temi come questi? «Il futuro si gioca sulle sfide strategiche. Noto però che il tempo a disposizione è ancora poco, per scegliere una rotta». Le sue previsioni sul futuro dell'Italia sono comunque positive? «È difficile fare pronostici su un tema delicato come questo. Ma il nostro è uno dei paesi più industrializzati del mondo che deve ancora capire quali sono le sfide internazionali. E siamo una parte all'interno dei processi europei. La Cina sta entrando a grande velocità nelle aree africane, e sta giocando una partita fortissima: ha capito che lì si può puntare su una delle svolte strategiche per il futuro dell'umanità. Il governo deve capire che puntando sulla conoscenza, la formazione tecnico-scientifica, la creazione di zone di libero scambio con i paesi emergenti può dare risposta a ideali e aspettative di un'area vastissima». Lei punta anche a coinvolgere il terzo settore, in questo progetto? «Quello dell'economia civile - ovvero il non profit - è un settore che deve aiutare la crescita del capitale sociale. Superando gli schemi classici dell'economia pubblica e privata, il terzo settore ha reso visibile una sua dignità che deve servire a coinvolgere decine di milioni di persone. È una parte della società oggi indispensabile per poter riuscire a eliminare le sacche di debolezza presenti nel Paese, e per aiutare il Mezzogiorno». Come giudica i primi passi compiuti dal nuovo presidente dell'Authority del terzo settore, Stefano Zamagni? «È un uomo di qualità, ed è stato tra i primi teorici del ruolo dell'economia civile. Ma aspetto sempre di vedere i risultati prima di emettere un giudizio sulla sua attività». [email protected]

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