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Il premier toglie al ministro la regia sul testo. Sircana rassicura: «Non ci sarà un testo del governo»

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Era un Chiti visibilmente deluso e rammaricato quello che ieri è uscito dall'incontro con il premier e i presidenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, Luciano Violante e Enzo Bianco. Prodi ha deciso di avocare a se la partita sulla riforma elettorale sbarrando la strada a eventuali manovre sottobanco tra i due schieramenti. La formula-Chiti viene accantonata e Prodi segnerà un diverso percorso. Il portavoce Silvio Sircana è stato chiaro in merito: «Il governo non farà la riforma della legge elettorale, ma svolgerà un ruolo di pungolo e stimolo alle Camere, perchè dalle consultazioni con il capo dello Stato è emerso che il problema più grave oggi è la governabilità». E poi: «Il governo ha offerto il suo impegno per aiutare le Camere ad accelerare questo processo», ha sottolineato Sircana. Ma non ci sarà - fa notare il portavoce di Palazzo Chigi - un testo del governo. Questo si limiterà a «tracciare le righe del campo di gioco». Palazzo Chigi ha inoltre smentito la voce secondo cui la legge elettorale sarebbe stata al centro di un colloquio telefonico tra Prodi e Silvio Berlusconi. L'incontro di ieri mattina, che i protagonisti hanno definito «informale», è servito a fare una ricognizione che non ha riguardato solo la legge elettorale ma anche le riforme istituzionali, in vista delle consultazioni - previste per la prossima settimana - con i rappresentanti di maggioranza e opposizione. Al termine dell'incontro, Violante ha illustrato il «punto d'intesa»: «Siamo d'accordo sul fatto che non ci siano strumenti di carattere eccezionale nell'affrontare i temi istituzionali ed elettorali». Insomma, no a Bicamerali o comitati ad hoc. «Poi - ha spiegato l'ex presidente di Montecitorio - saranno i presidenti delle Camere a decidere chi comincerà a fare le riforme costituzionali e chi comincerà la riforma elettorale». Ma ciò che conta - e che Sircana conferma - è che non sarà l'esecutivo a tenere le redini dell'iniziativa: «Quando si fanno le leggi il ruolo centrale è del Parlamento, specie su leggi di questo tenore che devono coinvolgere maggioranza e opposizione». Sul modo per allontanare il referendum, Violante ha ribadito la propria impostazione: «Se si supera il bicameralismo perfetto, è chiaro che al Senato si può fare una legge proporzionale pura, e alla Camera una legge che consenta la formazione di una stabile maggioranza». E secondo il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera una revisione elettorale-istituzionale di questa portata ben varrebbe un rinvio delle procedure per convocare il referendum che pende sul cammino della riforma elettorale: «Credo che entro un anno, come ho già detto, questo lavoro si può fare». Dunque «per quanto riguarda il referendum costituzionale - ha rimarcato l'ex presidente della Camera - è sufficiente spiegare agli italiani che noi stiamo riformando profondamente il sistema parlamentare e quindi quel referendum è allo stato inutile, sarebbe più utile che i referendari spostino di un anno la raccolta delle firme per vedere come è andato avanti il processo di riforma costituzionale, e come davvero noi vorremmo fare una legge che dia solidità ai governi alla Camera, perchè al Senato non ci sarebbe più problema». Alla luce della messa a punto operata dal portavoce di Palazzo Chigi, diventa più difficile prefigurare le sorti della bozza redatta da Chiti per evidenziare le linee generali della riforma elettorale. Il lavoro di Chiti, basato sul giro di consultazioni effettuate dal ministro, è infatti pronto da giorni. Ed è ora tra le mani di Prodi. [email protected]

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