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Ennesimo scontro. L'ex ministro:

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«No al sistema di voto tedesco»

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Carlo Giovanardi, l'eterno «candidato contro» Casini, stavolta vuole provare a dar voce e a raccogliere attorno a sé tutti gli scontenti della politica seguita dal leader dell'Udc. Per questo si è impegnato come non mai nella campagna di tesseramento del partito per riuscire a portare dalla sua parte un po' di «dissidenti». E ieri ha voluto rimarcare la sua differenza con Casini anche sulla riforma del voto. «Non condivido la proposta di Casini sulla legge elettorale tedesca». «Non ho cambiato idea rispetto a quello che ho sempre pensato — ha spiegato — Il bipolarismo in Italia esiste da sessant'anni, da quando c'era De Gasperi. Poi si è evoluto con la Seconda Repubblica, ma sempre in una logica in cui il cittadino, quando vota, deve avere il diritto di scegliere un programma e chi lo porta avanti. Quindi il cittadino deve essere arbitro». Ma qual è la sua proposta di riforma elettorale? «Ho sempre parlato a favore dello schema Regionale: il cittadino sceglie il programma, la maggioranza e chi governa. Questo sistema salvaguarda il bipolarismo costruito su un'alleanza e l'identità dei partiti. In più, poi, ci sono anche le preferenze. Tornare a un modello nel quale il cittadino vota e poi, successivamente, il partito decide con chi allearsi, come ho detto anche ai gruppi parlamentari, lo considero inaccettabile». Dichiarazioni che rappresentano un'altra doccia fredda per Pier Ferdinando Casini, sempre più solo sulla strada della riforma elettorale con il sistema proporzionale tedesco. Il vero appuntamento tra i due sarà comunque il congresso alla Nuova Fiera di Roma nel quale dovrà essere scelto il nuovo segretario dell'Udc. Lì si capirà fino a che punto Carlo Giovanardi si vorrà spingere nella sua guerra contro l'ex Presidente della Camera. Se infatti appare scontato che la leadership di Casini non ha alternative, bisogna però vedere quale percentuale riuscirà ad ottenere la «mozione» di Giovanardi. Se, ad esempio, riuscisse a coagulare attorno a sé un 30 per cento del partito sarebbe difficile non prendere in considerazione che quasi un terzo dell'Udc non è in sintonia con Casini. Per il momento, comunque, tra i «fedelissimi» del leader non ci sono preoccupazioni. Anche perché i risultati del tesseramento, secondo quanto trapela dall'entourage di Casini, pare non siano incoraggianti per i dissidenti. «Per presentare una lista occorrono 170 delegati — racconta un esponente centrista — per il momento Giovanardi non arriva neppure a cento». È chiaro però che l'ex ministro per i rapporti con il Parlamento spera di raccogliere ancora consensi prima del congresso. La battaglia di Giovanardi si gioca tutta contro la linea scelta da Casini di totale distinzione con Berlusconi. Una scelta che il deputato dell'Udc, considerato tra i più fedeli «berluscones» non ha mai condiviso. E insieme a lui altri esponenti del partito. Lo stesso leader di Forza Italia pare si sia speso molto per «dare forza» al gruppo dei dissidenti. Cercando anche di convincere il governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro ad appoggiare la mozione dell'ex ministro. Tentativo che però non sarebbe riuscito. Del resto la Sicilia è una delle roccaforti del voto dei centristi e Casini non ha alcuna intenzione di lasciarla alla minoranza. Saldamente nelle mani del leader dell'Udc anche il Lazio, regione completamente controllata da Mario Baccini. [email protected]

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