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All'interno dei Ds è sempre più animato il dibattito sul tema della legge elettorale

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D'Alema, riformista per passione e interesse

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Ora il Parlamento si è dato finalmente il compito di una legge elettorale e di misurate riforme istituzionali per approdare ad un assetto bipolare più razionale ed efficace». Così il vicepremier Massimo D'Alema illustra al congresso della sinistra giovanile dei Ds le linee e l'atteggiamento della Cdl rispetto alla riforma elettorale. E Piero Fassino aveva appena detto che «al Paese va data una legge elettorale civile e moderna, così come vanno affrontate quelle riforme istituzionali che sono connesse all'efficacia di una nuova legge elettorale, il completamento del federalismo e la riforma del sistema bicamerale con la trasformazione del Senato». Parole alle quali sono seguite quelle del presidente del Senato Franco Marini: «Con questo sistema elettorale i partiti scelgono gli eletti. Il cittadino può solo scegliere il partito». E il numero uno di Palazzo Madama ha aggiunto: «Bisogna togliere lo squilibrio tra Camera e Senato e ridare al cittadino la possibilità di essere determinante nella scelta dei propri rappresentanti. Non è detto - ha infine rilevato il presidente - che una volta trovata l'intesa sulla legge elettorale si debba tornare alle urne». Affermazioni che non potevano trovare l'assenso dell'opposizione: «Sbaglia il presidente del Senato, Franco Marini, quando afferma che se cambiasse la legge elettorale non sarebbe automatico il ritorno alle urne». A sostenerlo è Michele Bonatesta, leader del Movimento «Insieme per il territorio»: «Marini - spiega Bonatesta - dimentica la querelle che già nella scorsa legislatura fu proposta dal centrosinistra quando sosteneva che, se si fosse modificata la legge elettorale nel corso della legislatura, ci si sarebbe trovati di fronte ad un parlamento delegittimato e quindi si sarebbe dovuti giocoforza tornare al giudizio degli elettori. Oggi che gia' abbiamo un parlamento delegittimato in quanto «nominato» anziché «eletto» - conclude Bonatesta -, se si dovesse cambiare la legge elettorale tornando alla indicazione della preferenza, è chiaro che il ricorso alle urne sarebbe inevitabile. Un conto, infatti, è una nuova legge elettorale a fine legislatura, un conto è una nuova legge elettorale a poco più di un anno dall'inizio della legislatura in corso».

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