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di SALVATORE DAMA FINI chiama Montezemolo.

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Il numero uno del gruppo Fiat ha accolto «con molto piacere» l'invito ricevuto dal leader della destra, promotore di un workshop di due giorni (2 e 3 febbraio), dedicato al dialogo con categorie produttive, finanza, banche e sindacati. Fatti contingenti, però, hanno spinto Montezemolo a dire di no. Seppur cordialmente. Il leader confindustriale avrebbe giudicato «poco opportuna» una sua partecipazione a una manifestazione di partito. D'opposizione, per giunta. Il rapporto con Tommaso Padoa Schioppa è già teso di suo. Nel corso dell'iter della legge Finanziaria, il ministro dell'Economia aveva accusato gli industriali di essersi fatti partito contro di lui. Andare a un convegno di Alleanza nazionale adesso, significherebbe tirare troppo la corda. Un lusso che Montezemolo non può permettersi. Specie ora che c'è in ballo la trattativa sulle pensioni. Sicchè ha declinato. Non prima di essersi premurato che Confindustria fosse comunque rappresentata da una squadra numerosa. Il forfait del numero uno dell'associazione di via dell'Astronomia è stata accolta in via della Scrofa con una alzata di spalle. I rapporti tra la destra e il presidente di Confindustria sono freddi. E non da oggi. L'indifferenza e i malintesi risalgono agli anni del governo. Due anni fa, al decennale di An, lo speaker dal palco trascurò di salutare la presenza di Luca Cordero di Montezemolo nel parterre dei vip. Volutamente. E lui, per contrappasso, guadagnò l'uscita dopo neanche mezz'ora e senza stringere la mano ai padroni di casa. Indifferenza. Malintesi. L'unico che, durante la parentesi governativa, s'è curato di mantenere i rapporti col leader degli industriali è stato Gianni Alemanno. Ma a titolo personale e senza un particolare mandato da parte di Fini. Torniamo al meeting di Brescia. Il presidente di An, onde evitare altri imbarazzi a causa dell'eccessiva connotazione politica dell'evento, ha voluto che fosse «Fare Futuro» a patrocinare la due giorni in programma alla Fiera della città lombarda. La fondazione, operativa al fianco del partito dallo scorso novembre, si occupa di iniziative e convegnistica in tema di politica internazionale, cultura e, appunto, economia. Il programma della manifestazione sarà illustrato domani a Fini e all'esecutivo politico. Già definitivi il titolo, «Produrre il futuro», e i blocchi degli interventi. Saranno sei in tutto. E verteranno sui temi dell'impresa, dell'energia, della competitività, della ricerca e dell'innovazione. Concluderà i lavori l'intervento di Gianfranco Fini. L'ex ministro degli Esteri, intervistato dal direttore del Sole 24ore Ferruccio De Bortoli e dal caporedattore di Down Jones Wall Street Journal Jennifer Clarke, annuncerà un «patto per lo sviluppo» dell'Italia. Ricco il panel degli ospiti. A partire dalla squadra di Confindustria. Assente Montezemolo, saranno comunque presenti i vice presidenti Andrea Pininfarina, Emma Marcegaglia, Andrea Riello, Alberto Bombassei. Invitati anche Jesus Olmes (presidente di Endesa Europa), Umberto Quadrino (ad Edison), Mauro Moretti (ad Ferrovie dello Stato), Gian Maria Gros Pietro (presidente società Autostrade), Michele Perini (presidente Fiera di Milano), Raffaele Vignali (presidente Compagnia delle Opere), Enrico Saggese (vice presidente Finmeccanica). In rappresentanza del mondo delle banche è stato chiamato Roberto Mazzotta (presidente Banca Popolare di Milano). Per le categorie, invece, Fini ha convocato Carlo Sangalli (presidente Confcommercio), Federico Vecchioni (presidente Conf agricoltura), Giorgio Guerrini (presidente di Confartigianato), Paolo Galassi (presidente Confapi). Al convegno bresciano saranno presenti anche le rappresentanze sindacali. Invitati Polverini (Ugl), Bonanni (Cisl), Foccillo (Uil). Diserta invece la Cgil. Ma questa non è una novità.

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