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di FABRIZIO DELL'OREFICE «NO, non siamo sotto scacco dell'estrema sinistra.

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Enrico Boselli, leader dello Sdi, non molla. Torna a richiamare la maggioranza e non ci sta a sentirsi descritto come ostaggio di Rifondazione comunista. E se la prende con i due principali partiti della coalizione. Smentisce trattative con Casini per un nuovo centro oltre l'attuale bipolarismo. Andiamo con ordine, Boselli. L'ala radicale è tornata ad alzare la voce: pensioni, Base Usa di Vicenza, Afghanistan. Siete nelle loro mani? «No, non condivido affatto questa visione». E allora qual è la situazione? «Guardi, la componente riformista all'interno della coalizione è largamente maggioritaria». Conta quasi l'80%... «Forse anche di più. Dunque ha la forza e i numeri per andare avanti. Quindi mi sembra po' esagerato dire che l'ala radicale, sebbene sia più visibile, tiene in ostaggio il resto della coalizione». Be', nelle ultime settimane tutti i no pronunciati dall'ala radicale sono diventati realtà. «Senta, l'idea che Franco Giordano ci tenga tutti sotto scacco, con tutto il rispetto per lui, mi fa sorridere. I problemi sono altri». E quali sono? «Credo che i veri freni alle spinte verso la modernizzazione economica e anche civile del Paese sono da ricercare tutti dentro i Ds e dentro la Margherita». Be', forse anche nei contrasti tra Ds e Margherita? «Quello è un altro problema e si chiama Partito democratico. No, le difficoltà maggiori sono dentro i partiti». Dentro i Ds? «Appunto, guardi dentro la Quercia. C'è uno sforzo vero e autentico di Bersani per esempio. Ma andiamo a vedere sulle pensioni e troviamo subito che si dividono. E sono divisioni che pesano, e si vede. Dicono che vogliono le riforme ma quando si passa all'atto pratico sembrano perdere lo stesso vigore di prima». E la Margherita? «E allora parliamo delle difficoltà sulle riforme soprattutto sui diritti civili. Rutelli ha scelto di prendere una posizione due anni fa, in occasione del referendum sulla fecondazione assitita, che ha profondamente mutato il partito». Addirittura? In che senso? «Ricorda come nacque la Margherita? Con un'intuizione di Prodi e Parisi che ne vollero fare il prototipo dell'Ulivo con l'unione di laici e cattolici». E invece? «Invece l'ala cattolica è diventata preponderante. Eppure nella Margherita esistono anche eminenti laici come Maccanico, Dini, Bordon, Bianco...». La Margherita doveva essere anche l'esempio dell'Ulivo. Quel che accaduto significa che allora la convivenza tra cattolici e laici non è possibile? «Senz'altro hanno pesato le forti influenze delle gerarchie ecclesiastiche, così decisive solo in Italia. Sui cattolici si parla tanto di Zapatero che in realtà ha introdotto i matrimoni gay su un impianto, quello dei pacs, voluto dal cattolico Aznar». Scusi, Boselli, ma anche la convivenza tra laici e laici non è facile. Basta vedere quello che accade nella Rosa nel Pugno... «Ma la nostra divisione non è sui temi ma sui modi». Sui modi? «Sui modi di fare politica noi e i radicali abbiamo opinioni diverse». Ma il progetto è morto? «Mi auguro di noi, spero si possa recuperare». Intanto Casini vi corteggia. «Ci corteggia?» Ci sono stati contatti con voi e con De Michelis per un centro più largo, una sorta di partito dei moderati. «Contatti con noi no». Ma Baccini due giorni fa, alla commemorazione di Craxi, ha teso la mano alla sinistra moderata. Si riferiva ai socialisti? «Senta, qui bisogna intendersi. Se per dialogo, come viene proposta dall'Udc, si intende quello che si è visto negli ultimi due giorni, allora va bene». Che cosa vuol, dire? «Per essere più chiaro, se il dialogo è un'intesa per la modernizzazione del Paese può andare bene. Se si pensa di scardinare una delle grandi conquiste degli ultimi anni, il bipolarismo, non ci siamo». La fine di questo bipolarismo è la pregiudiziale di Casini. «Appunto». Ma l'Udc apre anche a De Michelis. Ritiene possibile un accordo? «Mah, chieda a De Michelis. Ma il Nuovo Psi ha deciso di uscire dal centrodestra, l'Udc no. Mi pare molto più probabile che possa realizzarsi un'intesa di De Michelis con noi. An

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