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Margherita Boniver: «C'è un crescendo preoccupante di critiche agli Stati Uniti»

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Margherita Boniver, responsabile del dipartimento esteri di Forza Italia si dice molto preoccupata per le recenti dichiarazioni e le posizioni assunte dal governo in tema di politica estera. «Le parole di Berlusconi non cadono a caso. Non per niente Prodi, pur essendo al governo da diversi mesi non ha ancora programmato un incontro con il presidente degli Stati Uniti, Bush». Questo scontro tra Berlusconi e D'Alema è un fatto episodico o è l'avvertimento che qualcosa nella politica estera della maggioranza sta cambiando? «Credo che tutti gli italiani siano rimasti piuttosto sorpresi dal crescendo di critiche rivolte dall'Italia agli Stati Uniti che notoriamente rappresentano il bastione delle nostre alleanze da oltre sessanta anni. L'alleanza Atlantica e il rapporto bilaterale con gli Stati Uniti sono sempre stati una forte componente di ogni governo italiano. Prima sono venute le critiche per i bombardamenti in Somalia e ora dal Medio Oriente, dal punto geografico meno indicato, il ministro degli Esteri critica il nuovo piano Bush per l'Iraq. Aggiungiamoci anche il no già sicuro all'ampliamento della base americana a Vicenza e mi sembra che il quadro sia completo. Non a caso Prodi che si è insediato ormai da otto mesi non ha ancora fissato una data per la visita negli Stati Uniti che sarebbe già dovuta avvenire. Quello che ha detto Berlusconi e quello che si intravede tra le righe fa capire che potrebbe calare un grande freddo tra Usa e Italia». Berlusconi critica anche la vicinanza italiana con Francia e Spagna. Non le sembra eccessivo? «Questo richiede una riflessione più approfondita. Non mi sembra che ci sia questo asse italo-spagnolo-francese e se ci fosse dovrebbe essere interpretato come un tentativo di separare l'agenda europea da quella degli Stati Uniti. Non credo che comunque sia così. In caso contrario sarebbe un grave errore perché bisogna marciare compatti specie sulla lotta al terrorismo». E sul rapporto con i Paesi Arabi, cosa ne pensa? «Anche questa è una costante della politica estera italiana. Abbiamo sempre avuto buoni rapporti con i paesi arabi moderati. Anche su questo punto non ci devono essere cedimenti come invece è apparso nel caso delle critiche eccessive verso Israele. Soprattutto non ci devono essere fratture tra Stati Uniti e Europa sul dossier atomico iraniano. Sono certa comunque che la presidenza tedesca di Angela Merker saprà spazzare via ogni equivoco di divisione tra Stati Uniti e Europa. Tra tutte queste questioni la più importante sarà il quasi sicuro no all'ampliamento della base americana di Vicenza a dimostrazione ancora una volta che questo governo ha l'anello al naso e chi trascina il toro è l'ala più oltranzista». Lei crede che l'esito del vertice di Caserta con il prevalere area massimalista influenzerà la politica estera? «Sono sicura che sarà così. Caserta ha scartato gli argomenti più scottanti, sono stati rinviate le riforme e le liberalizzazioni. Non credo che si sia discusso di politica estera ma di sicuro la sconfitta dell'ala riformista si farà sentire anche nellapolitica estera. Dopo le critiche all'invio di nuove truppe a Baghdad potrebbe riaprirsi la penosa questione su cosa fare in Afghanistan. Sappiano che la parte pensante di questa maggioranza vuole restare a bocce ferme mentre la parte più estrema vorrebbe il ritiro anche dall'Afghanistan». Quindi alla critica dell'operazione in Somalia potrebbe seguire la riapertura della questione della presenza italiana in Afghanistan? «La nostra presenza militare in Afghanistan che è fondamentale affinchè quel Paese esca dall'inferno è sempre in cima ai pensieri dell'estrema sinistra». Lei pensa che il rapporto con Bush si sia incrinato? «Mi auguro di no anche se quello che leggiamo e sentiamo ci fa capire che potrebbe aprirsi il grande fredddo tra Stati Uniti e l'Italia». Come si può sgombrare il campo dal sospe

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