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Il senatore a vita Francesco Cossiga

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«Per consolidare il successo il premier non faccia la legge elettorale»

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Se valutati al suono del velleitario starnazzare dei riformisti de L'Ulivo su appunto «riforme», «seconda fase», «modernizzazione» e così via, questo genere di commenti può avere anche qualche fondamento. Ma si dimentica che anche a causa di questi starnazzamenti e del delicato tema dei «nuovi diritti civili», e della insoddisfazione della sinistra radicale, la litigiosità nella coalizione a livello parlamentare e di governo era giunta ad un tale livello da far paventare qualche rottura. Romano Prodi, del quale già si facevano i nomi dei... successori, si è dimostrato un accorto politico, più furbo e abile di quel che io credessi. La convocazione da parte sua del conclave e poi del consiglio dei ministri nella magnifica Reggia di Caserta è stata non una sfida pericolosa, ma una mossa abile anche psicologicamente. Anzitutto, ministri e segretari dei partiti si debbono essere sentiti estasiati, come si sentirono perfino politici della statura di Clinton e Mitterand, dal poter parlare e... mangiare in un così sontuoso palazzo, mimando anche se per poche ore i dignitari dell'Ancién Règime, ciò che ha calmato i loro... bollori. E lo dice chi ha vissuto, anche se... a mezza pensione, politica e abitativo-culinaria, per ben sette anni un una delle più splendide regge di Europa, il Palazzo del Quirinale, ed è stato tentato dal sentirsi un monarca anche se repubblicano, non una grande autorità, perché essendo stato ministro dell'Interno e presidente del Consiglio, e avendo avuto durante il suo settennato premier, fin dall'inizio presidenti del Consiglio dei ministri come Craxi e poi come Andreotti, ben sapeva dove in realtà stesse il potere. Certo, il conclave si è concluso senza alcuna decisione sui temi importanti, ma si è concluso senza rotture, e con la definitiva affermazione della premiership di Romano Prodi, che forse per la prima volta ha fatto capire che «il padrone sono mi» e che «senza di me non andate da nessuna parte». E poi il «nulla» è stato ben presentato con le stelline di centinaia di milioni di euro a venire. Romano Prodi ha superato il suo secondo difficile passaggio, dopo il primo che fu costituito dalla stesura e approvazione della legge finanziaria. E ha dimostrato di possedere bene la prima dote del governante: prima rimanere al governo e poi, se è possibile, governare, ma senza il rischio di perdere il governo... Vi è certamente anche un altro vittorioso ma parziale, la sinistra radicale che è riuscita, aiutata dal premier, a bloccare la riforma delle pensioni e le così dette liberalizzazioni, e soprattutto la così detta «seconda fase» che avrebbe costituito una minacciosa svolta liberale e antisocialista. Certo, rimane il problema del rilancio del sistema Italia che richiede delle riforme che non si muovono tutte essenzialmente nella linea del socialismo radicale, rimane il problema dei diritti civili: pacs, eutanasia, testamento biologico, e poi «free choise» in materia d'aborto e ampliamento dell'istituto del divorzio. Credo che Romano Prodi abbia compreso che se vuole veramente iniziare un cammino di riforme, deve prima tacitare la sinistra radicale su alcuni temi che ad essa, ma non solo ad essa, stanno a cuore: abolizione dello «scalone», abrogazione della legge Biagi, pacs. Le due prime delle tre «riforme di sinistra radicale e laica», non sono difficili da realizzare: bastano due decreti-legge sulla cui conversione in legge porre poi se del caso la fiducia per piegare gli eventuali dissenzienti. Il problema dei pacs? Ma una soluzione si troverà certamente, e i «teodem» potranno anche astenersi o anche votare contro come farò io, ma solo quelli che appartengono come me alla Diocesi di Roma, perché il nostro Vescovo ha parlato, e non credo che la Conferenza Episcopale Italiana potrà prendere posizioni «ultimative», non certo per il suo presidente, che fa

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