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E Padoa Schioppa fa mea culpa sulla Finanziaria

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Le pensioni sono un nodo centrale. Il presidente del Consiglio Romano Prodi ne parla a lungo. Spiega che la riforma delle pensioni sarà fatta. Ma dovrà essere allargata, comprendere gli ammortizzatori sociali, guardare al futuro delle giovani generazioni e ai pensionati con basso reddito. In una parola, dovrà puntare alla «modernizzazione dell'intero Stato Sociale». «L'agenda non cambia», spiega Prodi parlando della scadenza del 31 marzo concordata con i sindacati. E se la data non sarà quella, sarà spostata di poco. I gruppi parlamentari, però, già si muovono. Martedì i deputati e i senatori dell'Ulivo si riuniranno per un seminario dedicato al tema pensioni, che sarà aperto da Anna Finocchiaro, chiuso da Dario Franceschini e a cui parteciperà anche il ministro del Lavoro Cesare Damiano. La parola pensioni non è inserita tra i 10 punti del 2007: nel testo si parla invece di «verifica e modernizzazione dello Stato Sociale». Prodi lo spiega più volte: l'intervento sarà allargato all'intero welfare anche perché «una riforma delle pensioni c'è già, quella Dini. E non è che si parte da zero, prevede anche meccanismi di aggiornamento». L'obiettivo non è così quello di parlare solo di età pensionabile. Ma di un intervento allargato sul welfare. «Se continuiamo così non diamo ai giovani uno schema di pensioni - dice Prodi - e poi 1,5 milioni di persone prendono meno di 400 euro al mese. Questi sono due problemi che vanno ricomposti in un dialogo e in un quadro complessivo». E poi - dice ancora - «o ricomponiamo tutti gli aspetti partendo dagli ammortizzatori sociali o non si mette mano alla discussione». Caserta mette le basi per la riforma futura delle pensioni. Ma è da subito che stanzia fondi per il Sud. Il Consiglio dei ministri «in trasferta» dà il via libera al piano per le aree sottosviluppate: 123 miliardi tra il 2007 e il 2013. 100 miliardi finiranno al Sud e serviranno ad attivare le risorse previste dai piani europei per i prossimi 7 anni. Ma nel vertice si è parlato anche di riforma della Finanziaria. «Il governo non può farla da sola», ha detto Prodi. Padoa-Schioppa ha le idee chiare. Niente più testi monstre e assoluto divieto di inserire micro-misure e norme di tipo locale. La Finanziaria potrà essere emendata, ma il saldo di bilancio dovrà essere fissato dal Dpef e non potrà essere cambiato. Nel suo intervento al vertice di Caserta il ministro ha sottolineato l'esigenza di suddividere la manovra in più provvedimenti e di cambiare l'iter parlamentare: la commissione Bilancio avrebbe un ruolo centrale e il testo che arriverà in aula sarà presentato dal governo che accoglierà o meno le modifiche. Si voteranno poi i saldi di bilancio dei singoli settori e i relativi gruppi di articoli con un meccanismo di voto semplificato. E Intanto Prodi, in una lunga intervista a «France 24» spera che la crescita dell'Italia nel 2007 sarà «superiore al 2%». «Ora sono molto impopolare. Ma ho la consapevolezza che per portare l'Italia verso un nuovo sviluppo, bisogna essere seri e severi», dice ancora il premier che non pensa che la coalizione di centrosinistra esploderà e rilancia: Sto qui per «restare cinque anni». Su Berlusconi, poi, Prodi dice: «Conosco molto bene Silvio Berlusconi: resterà in politica e utilizzerà tutte le sue energie per guidare la coalizione del centrodestra, non cambia nulla».

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