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Verso il congresso nazionale

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L'«agguato» del voto segreto

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È, infatti, un'occasione «speciale» per una serie di motivi: la presenza del partito al governo, il suo ruolo della «Fase due» di Palazzo Chigi come «motore» della spinta riformista, il dibattito che si concentrerà notevolmente sulla nascita della nuova «cosa» di sinistra che, in origine, avrebbe dovuto avere per leader il presidente del Consiglio. A causa delle forti ed evidenti tendenze centrifughe dei dissidenti e della sinistra interna. Infine, anche per la possibilità, sempre più concreta, di procedere all'elezione del segretario con il voto segreto. Una scelta che potrebbe preludere a un cambio al vertice di via Nazionale, che vede Piero Fassino in crescente difficoltà. Mentre ancora non si placano gli echi delle polemiche per la decisione dell'ultrariformista Nicola Rossi di abbandonare la Quercia, al Botteghino prosegue il lavoro istruttorio per dare il via alla fase congressuale che avrà la sua assise nazionale a fine aprile. Il calendario sarà deciso dalla Direzione nazionale che si riunirà tra il 15 e il 20 gennaio. In quell'occasione verrà stabilita la data del quarto congresso dopo i congressi di base nelle oltre 6000 sezioni del partito nel corso dei quali saranno votate le tre mozioni presentate. La Direzione sarà chiamata anche ad approvare il regolamento congressuale. In verità si tratterà di ratificare il lavoro svolto dalla Commissione Congresso, dove sono presenti tutte le «anime» diessine. La prossima settimana la Commissione si riunirà per sciogliere l'ultimo nodo che riguarda le modalità di voto per l'elezione del segretario: palese o segreto. Ma anche su questo aspetto, come dicevamo, non sembrano esistere problemi sostanziali visto la disponibilità mostrata fino ad ora dalla maggioranza interna, quella che ripropone la candidatura di Fassino e sostiene il Pd, a misurarsi con il voto segreto. La richiesta è stata avanzata da tempo dalla minoranza guidata da Fabio Mussi e Cesare Salvi. Secondo i quali molti delegati diessini non avrebbero alcuna intenzione di rivotare Fassino. E con il voto palese non avrebbero il coraggio di mostrare apertamente il proprio dissenso. Ancora da decidere la città che ospiterà l'assise nazionale. Sembra prevalere con forza l'idea che sarà una delle più grandi nella quale dopo qualche settimana si svolgeranno le elezioni amministrative. E, se si segue questo criterio, in corsa ci sono Genova, Lucca ma anche Palermo.

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