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INCASSA il plauso della Cdl — che però ne critica il ritardo — e degli esponenti italiani della Consulta ...

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Arrivano invece distinguo e prese di distanza da altri esponenti islamici. Il leghista Roberto Calderoli, ricorda che «da anni abbiamo lanciato l'allarme sul numero e sulle strane attività di moschee e di centri islamici, spesso veri paraventi religiosi di attività eversive e di fondamentalismo islamico». Per Isabella Bertolini (FI), «sulle moschee Amato si sveglia tardi e scopre l'acqua calda. È preoccupante che il ministro dell'Interno, che ha il dovere di tutelare la sicurezza nazionale, mostri solo ora dubbi sulla natura dei finanziamenti a molte moschee presenti in Italia». Alfredo Mantovano (An) rileva invece che «se il finanziamento delle moschee avviene utilizzando denaro illecitamente percepito, ovvero denaro lecitamente acquisito che viene, attraverso l'attività svolta in moschea, destinato ad attività illecite, c'è poco spazio per il monitoraggio e molto per la repressione». Così il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero giudica un «problema reale» la questione posta da Amato e osserva che la trasparenza dei fondi per le moschee sarebbe garantita da una legge sulla libertà religiosa che la maggioranza deve impegnarsi a varare al più presto. Infine due esponenti della Consulta per l'Islam italiano si dicono d'accordo con Amato. «Il ministro — spiega il vicepresidente della Coreis (Comunità religiosa islamica), Yahya Pallavicini — va nella direzione di agevolare l'integrazione degli islamici in Italia, ma a condizione che tutto venga gestito in maniera trasparente e che non si presti a finanziamenti occulti o ambigui da parte di organizzazioni ideologiche». Anche per il presidente della Lega musulmana mondiale in Italia Mario Scialoja, «dovrebbe essere assicurata l'assoluta trasparenza sui fondi delle moschee».

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