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Quattro morti durante il raid effettuato per catturare dei ricercati

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Israeliani a Ramallah, summit Olmert-Mubarak al palo

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Quattro palestinesi infatti sono rimasti uccisi ieri in quella che fonti militari hanno descritto come una «operazione di routine» di truppe scelte israeliane condotta nel centro di Ramallah per catturare quattro ricercati palestinesi. Il fatto che l'incursione a Ramallah sia avvenuta poche ore prima del summit è stato sottolineato da tutti i media arabi, creando non poco imbarazzo a Mubarak. Un imbarazzo accentuato poi dal fatto che la maggior parte del raid, con le sue scene di violenza, è stato ripreso in diretta dalla televisione palestinese i cui studi si trovavano vicino al sito obiettivo dell'operazione. Così, in coincidenza con l'inizio del vertice, l'agenzia di stampa egiziana Mena ha diffuso un primo dispaccio nel quale ha riferito che Mubarak ha espresso a Olmert «la condanna e l'indignazione dell'Egitto per l'operazione militare» a Ramallah. La televisione egiziana, a sua volta, ha trasmesso scene a distanza del colloquio in cui si vedono, ma non si sentono, i due statisti discutere animatamente con un grande agitare di mani. Anche nella successiva conferenza stampa Mubarak ha esordito affermando che «Israele non otterrà la sicurezza in questa modo ma solo con sinceri sforzi di pace». Olmert, che ha definito «molto franco» il colloquio col presidente egiziano, ha detto che l'operazione a Ramallah si è sviluppata in modo diverso da come era stata programmata e si è rammaricato per le vittime che ha causato. La previsione di fonti governative israeliane che dall'incontro non sarebbe emerso alcun annuncio importante è stata confermata. Olmert era andato a Sharm El Sheikh con tre questioni centrali sulla sua agenda: l'insuccesso finora degli sforzi per ottenere la liberazione del soldato Ghilad Shalit, rapito il 25 giugno scorso da un commando palestinese di Gaza, malgrado l'intensa e discreta mediazione dell'Egitto, il continuo contrabbando di armi destinate a Hamas dal Sinai a Gaza e la necessità di rafforzare politicamente il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) nel suo aspro confronto col premier Ismail Haniyeh, uomo di Hamas. Nella conferenza stampa non sono emerse indicazioni di una prossima liberazione di Shalit. Mubarak ha ricordato che questa è legata anche alla scarcerazione di detenuti palestinesi in Israele. Sulla questione del contrabbando d'armi nella striscia Mubarak avrebbe promesso a Olmert un impegno ancora maggiore per prevenirlo, ricordando però al tempo stesso che «nessun confine può essere chiuso ermeticamente». Lo stesso impegno vale anche per impedire flussi di denaro nelle casse di Hamas. Israele e Egitto sono d'accordo sulla necessità di sostenere politicamente quanto più è possibile Abu Mazen e al riguardo l'Egitto preme perché Israele faccia significativi gesti di buona volontà. Da parte palestinese, a quanto si è appreso da buone fonti, si era pregato Mubarak di insistere per la liberazione di un certo numero di detenuti, prima ancora della restituzione di Shalit alla sua famiglia. Sembra sia stata invece accantonata per ora la proposta egiziana di indire a Sharm El Sheikh una conferenza regionale di sostegno a Abu Mazen con la partecipazione di Olmert, Mubarak, del re giordano Abdallah e dello stesso Abu Mazen.

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