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Il Vaticano apprezza, regge l'intesa con il Colle

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«È una notizia che fa davvero piacere» fa sapere il cardinale Giovanni Cheli per anni Osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite. Contento anche monsignor Tommaso Valentinetti, presidente nazionale di Pax Christi che non nasconde apprezzamento per l'impegno manifestato dal governo italiano al Palazzo di Vetro per la messa al bando della pena capitale: «Tutto quello che favorisce una azione in questo senso è positivo» ha affermato il vescovo. L'annuncio del governo contenuto in un comunicato di Palazzo Chigi ha fatto esultare anche la Comunità di Sant'Egidio, da anni in prima linea per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della pena capitale. Proprio in questi giorni la «piccola Onu di Trastevere» ha toccato i 5 milioni di firme raccolte in tutto il mondo. «È solo uno strumento barbaro del passato che aggiunge una morte a una morte già avvenuta e che non restituisce mai la vita alle vittime» ha affermato il portavoce Mario Marazziti. Fonti diplomatiche d'Oltretevere interpellate in serata hanno espresso un giudizio favorevole di fronte all'intento dell'Italia e dell'Europa a volersi muovere su questo solco anche se, fanno notare, che all'interno del Palazzo di Vetro vi sono importanti paesi contrari alla moratoria, tra cui gli Usa e la Cina, entrambi influenti membri del Consiglio di Sicurezza. Gli interventi papali contro la pena di morte in questi anni sono stati numerosi. Tra i discorsi più vibranti sicuramente quello che fece Giovanni Paolo II nella sua ultima visita negli Usa. Era il 1999: «La società moderna - disse - è in possesso dei mezzi per proteggersi, senza negare ai criminali la possibilità di redimersi. La pena di morte è crudele e non necessaria e questo vale anche per colui che ha fatto molto del male». L'anno successivo Papa Wojtyla in occasione del Giubileo del 2000 chiese al mondo una moratoria. Sulla scia del predecessore anche Benedetto XVI recentemente ha levato la sua voce per chiedere la grazia per alcuni detenuti condannati a morte. Lo ha fatto nell'agosto scorso per i tre cristiani condannati in Indonesia, mentre incontrando la presidente delle Filippine, Gloria Arroyo ha espresso lodi per la promulgazione di una legge che ha abolito nelle Filippine la pena di morte. Il Catechismo della Chiesa cattolica parla della pena di morte all'interno di una trattazione sul comandamento «non uccidere». «Oggi - si legge - a seguito della possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari se non addirittura praticamente inesistenti». Ma l'intesa tra Vaticano e Stato italiano s'era già intravista nel giorno di Capodanno quando il Papa e il presidente della Repubblica hanno avuto uno scambio di messaggi incrociati e di lettere sui temi di carattere sociale. Il Vaticano guarda con grande attenzione al fatto che Roma adesso sieda all'interno del consiglio di sicurezza Onu e attende altre mosse che abbiano almeno più successo rispetto al passato. La moratoria sulla pena di morte è una battaglia che ha visto per due volte l'Italia in prima linea ma che per due volte è finita al Palazzo di Vetro su un binario morto. Il quadro geo-politico stavolta è cambiato. Nel 1994 gli stati membri con la pena di morte erano 97, oggi sono meno di una sessantina. Per l'ex ambasciatore all'Onu, Paolo Fulci, l'ondata di sdegno per l'esecuzione di Saddam Hussein fornisce ora un'occasione propizia. «Bisogna approfittare di situazioni come questa», sottolinea Fulci.

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