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«Morto per arresto cardiocircolatorio e non ha sofferto»

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Si tratta dei primi risultati dell'autopsia effettuata ieri pomeriggio sul paziente che da tempo aveva deciso di morire. In base a quanto accertato fino ad ora, il malato in quei lunghissimi istanti prima che il suo cuore smettesse di battere, non avrebbe sofferto. Sarà però necessario, prima di poter averne la certezza, portare a termine gli esami tossicologici, dai quali sarà possibile stabilire cosa sia accaduto in quei minuti: quale è stata cioè la quantità di sedativo somministrata. Adesso la procura di Roma avrà il compito di esaminare i risultati autoptici prima di avviare o meno un'indagine nei confronti del medico anestesista rianimatore, Mario Riccio, di Cremona. Un fascicolo processuale è stato già aperto, ma per ora non risulterebbe nessun nome iscritto sul registro degli indagati, tanto che l'intestazione del fascicolo è quella di «atti relativa a..», cioè senza ipotesi di reato. Certamente la magistratura, che ancor prima del distacco della spina del malato terminale si era pronunciata dando parere positivo ad accogliere almeno parte delle richieste avanzate da Piergiorgio Welby nel suo ricorso, poi rigettato dal Tribunale civile di Roma, dal momento della morte del paziente ha subito avviato una serie di accertamenti, soprattutto giurisprudenziali, per valutare il comportamento del medico di Cremona. I risultati completi dell'autopsia, eseguita dal medico legale Stefano Moriani, coadiuvato dal professor Paolo Pietropaoli, ordinario anestesista della Sapienza, del dipartimento diretto dal medico legale Paolo Albarello, saranno disponibili tra sessanta giorni. Intanto però i parenti di Welby hanno deciso di nominare consulenti di parte, scelta presa per poter partecipare all'esame dell'autopsia e poter avere quindi una seconda risposta oltre a quella data dai medici nominati dalla procura di Roma. «Non sono andato a cuor leggero a ottemperare alle volontà di Piergiorgio Welby, dicendo "come va va". Questo vorrei che fosse ben chiaro: credo di essermi mosso nella legalità», ha dichiarato Mario Riccio, il medico che mercoledì sera alle 23,40 ha «staccato la spina» a Welby. Riccio, che due giorni fa, insieme con Marco Cappato, presidente dell'Associazione Luca Coscioni, è stato ascoltato dalla Digos come persona informata sui fatti, ha aggiunto: «Preciso che abbiamo approfondito la questione con giuristi e filosofi. Mi sono convinto di agire in un campo di legalità. Ora sarà il magistrato a decidere se questo è vero o no, ma sono sereno e in attesa di capire gli eventi giudiziari». E ancora: «Mi è dispiaciuto - ha sottolineato Riccio - che qualche giornale mi abbia dipinto come il medico assolutamente sicuro che non ci fossero procedimenti giudiziari dopo quello che ho fatto. Da parte mia non c'è alcuna sicumera. Temo, però, che questa voglia di farmi apparire supponente ci sia. Ora attendo gli eventi, sperando che non ci siano conseguenze giudiziarie. Sarebbe la conferma che la nostra tesi è giusta».

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