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Non c'è intesa tra i due alleati sulla nascita del Partito democratico

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La rottura sembra dietro l'angolo. Sul tavolo della discussione lo scioglimento dell'identità nel «partitone» con i Ds. Ci sarà perciò un incontro «segreto» per chiudere l'intesa sul congresso della Margherita. Francesco Rutelli e Arturo Parisi si sono visti ieri sera, mentre il Senato votava la fiducia al governo, e sembrano aver almeno avvicinato l'obiettivo che inseguono da settimane maggioranza e ulivisti dielle. Un colloquio «molto positivo», secondo fonti del partito; ancora «interlocutorio» per i parisiani. Fatto sta che vicepremier e ministro della Difesa si sono dati un nuovo appuntamento per giovedì e hanno chiesto a Antonello Soro, capo della segreteria del Nazareno, e Franco Monaco, sherpa ulivista, di lavorare in questi giorni a un altro documento. Che sia «integrativo» del primo, come si dice da una parte, o del tutto «nuovo», come si risponde dall'altra, poco importa, visto che dovrà comunque mettere insieme le indicazioni della maggioranza e le richieste degli ulivisti. La richiesta dei parisiani era quella di «azzerare» le due mozioni congressuali e redigerne una comune in cui si affermi esplicitamente che il prossimo Congresso sarà l'ultimo della Margherita, in modo da rendere certa la nascita del Partito democratico in una forma che non sia una semplice federazione tra Dl e Ds. Nei precedenti colloqui con Rutelli, Parisi avrebbe anche sollevato il problema della «agibilità politica», cioè gli spazi che verrebbero assicurati all'interno del partito alla sua componente ed anche la questione delle irregolarità dei congressi in alcune regioni (Campania e Lombardia). Rutelli avrebbe invece sottolineato gli aspetti problematici del ritiro della mozione congressuale di maggioranza, sia politici che procedurali. Avrebbe poi espresso il proprio impegno ad assicurare un'adeguata presenza nel partito ai parisiani. L'aspetto più difficile rimane quello di scrivere in una mozione che le prossime Assise dei Dl saranno le ultime: si tratterebbe di uno scioglimento del partito leggermente procrastinato rispetto al congresso stesso che oltretutto metterebbe in difficoltà il principale partner, cioè il segretario Ds Fassino, che sta cercando di portare l'intera Quercia nel Partito democratico. In vista del nuovo incontro di giovedì, dunque, Soro e Monaco lavorano alla mediazione. Da parte sua, Parisi deve giocare in un difficile equilibrio per evitare la spaccatura della sua componente, nella quale alcuni importanti esponenti, ben radicati sul territorio, sono favorevoli a un'intesa: per esempio il pugliese Giovanni Procacci, il piemontese Mauro Marino, la marchigiana Marina Magistrelli. A questi punta il ministro Beppe Fioroni, che ieri mattina è andato in Senato (impegnato nel voto di fiducia alla Finanziaria) per parlare con Magistrelli e Procacci. Cosa che ha irritato gli ulivisti più duri, che chiedono di ritirare la mozione Parisi e di non partecipare al congresso. Nella maggioranza, tra i rutelliani e i popolari, non si parla di ritirare la mozione Rutelli, ma piuttosto di un documento «aggiuntivo», che tolga i dubbi sulla reale intenzione dei Dl di dar vita al Pd in una forma che non sia una semplice federazione. Nei prossimi giorni, nuovo confronto tra gli ulivisti, poi il rush finale verso giovedì.

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