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Prodi si ricorda degli eroi di Nassiriya

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Con queste parole il presidente del Consiglio Romano Prodi ha accolto all'aeroporto di Ciampino gli ultimi militari di ritorno dall'Iraq. La bandiera che per 1273 giorni ha sventolato nel cielo di Nassiriya, Iraq, provincia di Dhi Qar, è tornata in patria in una teca sostenuta dal ministro della Difesa Arturo Parisi. I fanti piumati sono arrivati di corsa tenendo in alto il tricolore del Primo reggimento bersaglieri. All'aeroporto di Ciampino ad attendere gli ultimi otto soldati della Missione Antica Babilonia c'erano insieme al premier i ministri Melandri e Bindi. Il ministro della Difesa, sorregendo la teca di plexigas con il tricolore, si è avvicinato a Prodi. Un attimo di esitazione, un inchino ma è sembrato come se il premier volesse baciarla. Poi ha imposto le mani sul «simbolo sacro» della Patria in segno di rispetto. Quella bandiera il prossimo 7 dicembre sarà consegnata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante una cerimonia di saluto alla Brigata Garibaldi che ha aperto e chiuso la missione in Iraq. Mentre il centrodestra si preparava alla grande manifestazione contro la Finanziaria del governo Prodi, il capo dell'esecutivo presenziava a una cerimonia densa di significati. E le parole dette vogliono lasciare il segno. «Siamo orgogliosi dei nostri soldati - ha scandito Romano Prodi - lo dico davanti al ministro della Difesa, ai rappresentati delle varie Forze armate e a tutta l'Italia. L'umanità, il coraggio, la capacità professionale dei nostri militari sono note a tutti, ma è giusto ricordarli oggi e rinnovare il grazie che gli dobbiamo». Quindi ha ribadito Prodi, «la bandiera italiana sventola alta grazie al valore e ai valori dei soldati italiani». Quasi un atto di contrizione per i quei cori infami urlati durante le manifestazioni dove partecipavano esponenti della maggioranza. Così il presidente del Consiglio ha voluto sttolineare che: «Quella in Iraq è una missione che ha segnato dolorosamente i nostri cuori per i lutti sofferti dai nostri soldati, dagli operatori umanitari, dal personale civile, che hanno pagato con il tributo più alto il loro impegno». Sottolineatura rimarcata dal capo di Stato maggiore della Difesa ammiraglio Di Paola. «Quella dei militari italiani in Iraq è stata una missione compiuta con onore, con grande impegno, con grande sacrificio, ma anche con il ringraziamento, ed è questa la cosa più importante degli iracheni che abbiamo lasciato a Nassiriya». Il capo del governo ha voluto rassicurare che «L'Iraq non sarà lasciato da solo». Il presidente del Consiglio ha quindi definito «giusta» la decisione di concludere la missione in Iraq. Ma il disimpegno militare non significa che l'Italia non si senta moralmente obbligata verso Baghdad. «Le infrastrutture e i progetti consegnati al governo iracheno - ha sottolineato il premier - sono la testimonianza che quella italiana non è stata una occupazione, ma l'aiuto a un popolo alla ricerca del suo futuro. Resta ancora molto da fare ed è la politica a dover agire». Infine, Prodi ha voluto rimarcare una particolarità delle politiche del suo governo nei riguardi dell'Iraq. Infatti, sono stati elaborati alcuni progetti di sostegno alla società irachena dai ministri Melandri e Bindi nonchè dai ministri Fioroni, Turco, D'Alema e Amato, che saranno presentati nei prossimi giorni. «Insomma - ha concluso Prodi - il Tricolore come vedete sa sventolare sempre». Il ministro Melandri ha poi spiegato che si stanno sviluppando progetti «nel campo della cooperazione legati ad un impegno diretto dei giovani, delle associazioni giovanili. Per questo, ed è qui la novità, abbiamo istituito una consulta delle associazioni giovanili e delle comunità religiose in Italia, un organismo consultivo per il governo». E il ministro per la famiglia Rosy Bindi ha ricordato che tra i progetti di pace è stato creata «una rete di solidarietà tra le famiglie italiane, quelle irachene di tutte le etnie e le famiglie di chi ha avuto caduti in guerra anche in altri paesi. Pensiamo di convocarle per du

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