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SULLA ricerca pubblica pende una doppia mannaia: i tagli ai finanziamenti previsti in Finanziaria e la «delegificazione».

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Una cambiale in bianco per il ministro Fabio Mussi, che potrebbe così praticare uno spoil system senza limiti. Sul provvedimento, però, arriva uno stop proprio dal ministero dell'Università e Ricerca: il Comitato universitario nazionale (Cun), l'organo del dicastero che rappresenta le autonomie universitarie, ritiene infatti che la norma sia in contrasto con l'autonomia stabilita dall'art. 33 della costituzione. Il Cun, con una delibera approvata ieri, rivolge «un pressante appello al Parlamento ed al governo perché, con opportuni ulteriori emendamenti, si scongiurino i gravi rischi per la ricerca scientifica del Paese» e afferma «la necessità che qualsiasi intervento avvenga dopo ampia consultazione delle pertinenti comunità scientifiche». Il presidente Luigi Labruna avverte «che l'approvazione in via definitiva di tale normativa darebbe all'Esecutivo facoltà di ristrutturare o addirittura sopprimere con regolamenti Enti di alta cultura quali il Cnr, l'Asi, l'Infn, l'Inaf». Una presa di posizione dura e imbarazzante per Mussi, che si è molto battuto contro i tagli previsti in Finanziaria ma mai contro una norma che lede l'autonomia della ricerca.

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