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Mancino lo bacchetta: «Denuncia tardiva»

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Queste denunce, che a mio avviso sono opportune dovevano essere fatte prima. Le condizioni in cui il Paese è stato lasciato e in cui la nuova maggioranza lo ha preso, dovevano essere spiegate attentamente, anche dal punto di vista della tempistica». Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura commenta le dichiarazioni di Prodi. E lo fa sulla stessa rete tv, Sky24. «Abbiamo avuto una finanza creativa - spiega Nicola Mancino - e solo nell'ultimo anno di governo del centrodestra è stata più rigorosa; ma un solo anno non ha potuto rimediare a quello che era stato fatto negli anni precedenti». Sollecitato dalla conduttrice Maria Latella, che gli ha chiesto dunque se per lui sarebbe stato necessario che una volta insediato a Palazzo Chigi Prodi a rete unificate parlasse al Paese, facendo presente subito il problema, Mancino ha risposto: «Era necessario, ma non sono io a dover consigliare il presidente del Consiglio, che ha diritto a parlare a reti unificate tutte le volte che lo ritiene opportuno». Mancino ha parlato anche dell'indulto, dell'amnistia e di altri problemi collegati alla Giustizia. Sulla proposta del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro di rendere ineleggibili al Parlamento i condannati con sentenza passata in giudicato, Mancino ha replicato che «è una proposta da valutare attentamente, con la prudenza che tenga conto della qualità, cioè dell'importanza del reato. Liberare il Parlamento da alcune presenze scomode mi sembra anche giusto» ha aggiunto Mancino, per il quale si pone «un problema di moralità». Sull'indulto, il vicepresidente del Csm ha sottolineato che «si poteva fare contemporaneamente un'amnistia mirata e un indulto non con un abbuono di tre anni», ma di portata inferiore. E ha aggiunto che «è stato un errore aver fatto l'indulto solo per «decongestionare» le carceri, «senza aver liberato la magistratura da incombenze» e ha sottolineato che sul punto «c'è stata un'eccessiva fretta» da parte del Parlamento. Inoltre ha colto l'occasione per ribadire che il Csm con la risoluzione di qualche giorno fa non ha chiesto al Parlamento l'amnistia: «Non abbiamo detto al Parlamento "avete fatto l'indulto, ora fate l'amnistia", ma abbiamo storicizzato che nella storia repubblicana indulto e amnistia hanno sempre viaggiato su binari paralleli». Mancino ha, quindi, sottolineato che il Csm non aveva titolo per chiedere un intervento di questo tipo al Parlamento perchè non è la «terza Camera». Ricorda ancora il vicepresidente del Csm: «I magistrati hanno anche sollevato un problema, a seguito di una sollecitazione del ministro della Giustizia a indicare alcune priorità. E il Csm ha sostenuto che non si potessero indicare, perchè dare preferenze a un processo anzichè a un altro avrebbe significato una palese illegittimità costituzionale. Mancino ha poi sottolineato l'«esigenza che il Parlamento metta mano alla riforma del processo», spiegando come attualmente il processo sia «in crisi» e non garantisca nè la celerità, nè le parti. Mancino è anche favorevole a un intervento sulla prescrizione. «Rivedere la prescrizione mi sembra giusto», ha detto rilevando che la legge Cirielli potrà essere rivista dopo la sentenza della Corte Costituzionale. in relazione alla obbligatorietà dell'azione penale: i giudici devono poter processare tutti quelli che hanno commesso un reato»

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