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Atenei sui piede di guerra

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«La carenza di finanziamenti rischia di portare al blocco degli Atenei, dei servizi, alla cancellazione del futuro per i giovani» ha più volte ripetuto il capo della Crui. Sotto accusa la cieca politica raschia-fondi dei governi passati e anche l'attuale decreto Bersani che taglia 250 milioni di euro e che viene definito «un provvedimento punitivo e illogico» che metterà in seria difficoltà il settore (all'appello mancano pure 200 milioni al Fondo ordinario per il 2007). «Decine di atenei - ha denunciato Trombetti - non riusciranno a chiudere i bilanci. I tagli al sistema universitario vengono rappresentati come congiunturali ma in realtà sono strutturali». In pratica «verrà a mancare il giorno per giorno». I fondi per la manutenzione, per le aule, le spese ordinarie. Come il riscaldamento: costringeremo gli studenti a portarsi il cappotto da casa. «Va bene fare sacrifici ma il problema è che non possiamo più stringere la cinghia - ha continuato il presidente Trombetti - rischiamo il soffocamento». I dati sono significativi: il Fondo di Finanziamento Ordinario è quasi assorbito dagli stipendi del personale. Manca un miliardo di euro per tornare al punto di partenza di cinque anni fa. E la ricerca? Destiniamo l'1,1% del PIL e siamo la Cenerentola d'Europa, ci siamo persi per strada il 3% dell'Agenda di Lisbona. Eppure la valutazione CIVR della ricerca italiana ha dato ottimi risultati: il 30% dei prodotti eccellenti, il 46% buoni, il 19% accettabili. Perchè è «straordinariamente falso che nell'università italiana va tutto male». Ma neanche va tutto bene. I 250 milioni di euro che l'Università, in base al decreto Bersani, dovrà stornare dal bilancio 2007 e riconsegnare al Ministero dell'Economia gridano vendetta. Perfino il ministro dell'Università (e del governo Prodi) ne è scandalizzato: «È un errore madornale - ha detto Mussi parlando all'incontro con la Crui a proposito del taglio del 20% dei consumi intermedi per Università e Ricerca - So bene che bisogna fare sacrifici ed io non voglio sottrarmi. Ma la Finanziaria va modificata su questo punto che fa ottenere risparmi modesti a fronte di danni per nulla modesti. Si tratta di fondi che servono per coprire lo svolgimento ordinario delle attività». Il ministro che già sulla ricerca aveva preannunciato «un anno di magra» («abbiamo di fronte una finanziaria molto impegnativa e pesante») promette ora di dar battaglia: «La luna non si può avere ma le cose essenziali per passare la nottata sì. C'è ancora qualcosa nella Finanziaria che si può modificare ed è soprattutto il taglio del 20% ai consumi intermedi, una batosta pesantissima che toglie elementi fondamentali di vita quotidiana agli atenei». In questa valle di lacrime qualcosa si salva: Trombetti approva l'idea di un'Agenzia nazionale di valutazione, il piano-serietà e pure il nuovo meccanismo di reclutamento ricercatori. Ma senza soldi, però, le riforme non si fanno.

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