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L'Unione va sotto al Senato e stavolta anche a Montecitorio Respinte le dimissioni dei sottosegretari Magnolfi e Boco

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Ancora una volta a far cadere la maggioranza sono le dimissioni da parlamentare di due sottosegretari, il Verde Stefano Boco (Politiche Agricole) e la diessina Beatrice Magnolfi (Riforme e innovazione nella Pubblica Amministrazione). Per entrambi si tratta del secondo no e nell'Unione è già partita la caccia al «traditore». Anche perché la dinamica dei due voti (segreti) ha dell'increbile. Sia a Palazzo Madama dove, nonostante, alcune assenze nei banchi dell'opposizione, le dimissioni della Magnolfi sono state respinte con 158 no, 143 sì e 3 astenuti. Ma soprattutto alla Camera dove l'Unione ha perso per 7 voti (261 a 254). Niente di strano se non fosse che, pochi minuti prima, l'Aula aveva dato il via libera al decreto sulla detraibilità dell'Iva con 286 sì, 235 no e due astensioni. Insomma, per l'ennesima volta, la «sconfitta» della maggioranza sembra essere tutt'altro che casuale. Dopotutto, la prima a dirlo è proprio la senatrice-sottosegretario Beatrice Magnolfi: «Mi sembrava che questa volta ci fossero tutte le condizioni per farcela. Evidentemente i problemi politici tra noi non sono del tutto risolti». La domanda a questo punto è: quali sono questi problemi? Anche perché a Palazzo Madama basta pochissimo per mettere a rischio la tenuta della maggioranza e, con cinque senatori che devono dividersi tra i voti dell'Aula e gli impegni di governo (oltre alla Magnolfi non hanno ancora lasciato il loro seggio il ministro Livia Turco, e i sottosegretari Gianni Vernetti, Paolo Giaretta e Franco Danieli), tutto si complica. Stavolta però, oltre al solito ritornello dei senatori che non vogliono lasciare il proprio posto perché non credono nelle durata dell'esecutivo, c'è anche chi sostiene che la bocciatura sia legata alla trattativa, tutta interna all'Unione, sulla Finanziaria. La maggioranza, infatti, non ha ancora trovato un accordo sugli emendamenti e così, qualcuno avrebbe pensato di lanciare un avvertimento per incardinare la discussione lungo il giusto binario. Si spiegherebbe così, secondo alcuni esponenti della maggioranza, la bocciatura inaspettata delle dimissioni di Boco alla Camera. «Si tratta sicuramente di un segnale politico, ma non saprei come interpretarlo» è il commento del diessino Giuseppe Caldarola. Mentre il capogruppo dell'Udeur a Montecitorio Mauro Fabris esclude che tutto nasca da tensioni interne all'Unione. «Abbiamo trovato un accordo sulla Manovra - spiega - quindi non vedo particolari motivi che possano giustificare questo voto contrario». E, mentre il gruppo Verdi e Pdci al Senato chiede a Prodi di sostituire i sottosegretari visto che non si riesce a farli dimettere, la Cdl si gode la vittoria e ironizza sul Professore che, in un'intervista al settimanale francese Express pubblicata ieri, aveva lodato i propri senatori che «danno una prova di fedeltà, disciplina e coesione». «Questa pseudomaggioranza non è in grado neppure di sostenere le dimissioni di un sottosegretario» è il commento del capogruppo di Fi Renato Schifani. Mentre il leghista Roberto Calderoli è certo: «Prodi mangerà il panettone, ma certamente non la colomba...»

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