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di FABRIZIO DELL'OREFICE L'HANNO chiamata l'attrice di Tinto Brass.

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Lei, Fiorella Ceccacci Rubino, da quando è diventata deputata, ha messo la museruola. Silenzio. Lavoro. Poche frequentazioni in Transatlantico. E soprattutto un pellegrinaggio, il primo della sua vita. La parlamentare azzurra, 41enne («dottore, la riconosce subito: è procace, anzi: prorompente», dice un commesso della Camera), ha partecipato all'annuale cammino che monsignor Rino Fisichella organizza per deputati e senatori. Stavolta la meta era Santiago de Compostela. E dopo aver visto la grande basilica la Ceccacci s'è convertita: «Vado più spesso in Chiesa, anche da sola, vado più spesso a Messa, ho un grande desiderio di andare a quelle di monsignor Fisichella la mattina presto nella cappella di Montecitorio». Parla, la deputata di Forza Italia in un divanetto appartato di Montecitorio. Parla per la prima volta visto che da quando è stata eletta non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti. E racconta. Racconta di San Giacomo, delle spoglie del martire «lasciate su una nave alla deriva che misteriosamente arrivarono in Galizia». E la storia dell'eremita Paio che vi giunse nell'813, l'opera dei monaci benedettini che realizzarono le prime fortificazioni, la resistenza ai musulmani. Insomma, la ragazza è preparata. Poi narra della «passione che ho provato in quel cammino». E aggiunge: «Siamo stati prima a Fatima, ho sentito delle emozioni grandi che non avevo provato prima in vita mia». D'accordo, ma come è stato il suo pellegrinaggio? «Fortemente spirituale — racconta la Ceccacci —. Mentre marciavamo, ad un certo punto, ha cominciato a piovere. Anche in maniera piuttosto pesante. Ma la forza che ci portava ad andare avanti era ancora più forte». Ma Fiorella Ceccacci Rubino ora crede? «La fede? Mi sono avvicinata, questo sì. Ma ci può essere anche una fede culturale. Sono cambiata dopo questo pellegrinaggio, era il primo della mia vita ma non è detto che sia l'ultimo». Corre indietro con la memoria. I primi anni a Latina, dov'è nata, l'arrivo a Roma quasi tredicenne. La scuola, l'università, la passione per l'architettura, il teatro. Poi l'accademia Fersen e i primi palcoscenici. Fino a Shakespeare con il Riccardo III. Poi cambia tono se qualcuno la paragona a Claudia Koll, attrice di Tinto Brass e che oggi passa l'estate sulle spiagge a convertire uomini e donne. No, per carità: «Io non c'entro proprio nulla con Brass. Ho fatto per venti anni l'attrice in teatro. Ho lavorato con Giorgio Albertazzi, ho fatto tutto. Le grandi opere, Pirandello, ho fatto il Rugantino, ho lavorato al fianco di Claudia Cardinale, una grande donna, ho avuto le recensioni e i complimenti dei grandi critici. Poi ti avvicini a Forza Italia, e immediatamente diventi quasi una pornostar. È triste, se mi fossi candidata con la sinistra sarei stata semplicemente un rappresentante del mondo della cultura che metteva la sua esperienza al servizio della politica».

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