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Il premier tenta di ricucire e sceglie la strada del dialogo

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«Sui commercianti, gli artigiani e le imprese minori, e l'ho detto chiaramente ieri, ci sono ancora da definire alcuni aspetti», ha spiegato il premier a Tunisi, aggiungendo che già oggi ci sarà un incontro sul problema e che «su questo si lavora». Per quanto riguarda la questione della crescita all'indomani della Finanziaria, Romano Prodi è convinto che, per il 2006, arriverà al 2% «o lo mancheremo di poco. Non ho mai detto che cresceremo del 3%» con questa Finanziaria ma che «il nostro obiettivo è di portarci a quella crescita, e vedrà che ci riusciremo», ha aggiunto replicando alla domanda di un cronista che chiedeva spiegazioni su quanto detto sabato a Villa Doria Pamphili su una possibilità di crescita già al 3% dopo questa Finanziaria. Il Professore ha poi analizzato il malumore manifestato per la Manovra dai sindaci, scesi sul piede di guerra per i tagli previsti dalla Legge: «La mia valutazione è semplice: l'accordo c'è stato e verrà tranquillamente fuori che c'è stato. Sono tensioni che non corrispondono alla realtà dei fatti», ha detto, aggiungendo che le tensioni «sono facilmente comprensibili in un momento così caldo e surriscaldato ma si tratta di un problema che ha avuto soddisfazione da entrambe le parti e questa soddisfazione verrà confermata da una lettura comune e approfondita delle decisioni prese». Nell'ultimo libro di bruno Vespa, in uscita il 4 novembre, infine, il premier collega il suo coinvolgimento nell'affaire Telecom a un progetto per attaccarlo in vista della discussione della Manovra: «Bisognava preparare un'offensiva per demolirmi prima che la legge Finanziaria arrivasse in Parlamento. Che succede - si chiede usando una metafora Prodi - nelle partite di calcio? Dopo il calcio d'inizio, il difensore comincia a dare calci alle caviglie dell'attaccante avversario. Comincia, si dice, a "massaggiarlo", ad avvertirlo che la partita sarà dura e che, dunque, si dia una regolata». Le sue caviglie - chiede Vespa - sono resistenti? «Ricorda quando si era detto che il mio governo sarebbe caduto sulla politica estera? - osserva il premier - E, invece, guardi un po': la nostra iniziativa sul Libano è stata approvata da israeliani e libanesi, da americani e siriani, da russi e da cinesi. Bene, a questo punto bisognava massaggiarmi le caviglie ed è uscita la questione Telecom. Perfetta. Dall'ingenuità di Angelo si è creato un grande incidente. Sì, la questione Telecom una funzione l'ha avuta. Ma le mie caviglie si sono irrobustite». Nel libro Prodi torna anche sul «caso» Rovati. E incalzato da Vespa su ipotesi di «irizzazione» della compagnia di telefonia sottolinea che «irizzazione a parte, le ipotesi studiate da Rovati erano tutt'altro che estranee a quanto tanti altri Paesi a economia di mercato (a partire dalla Gran Bretagna) hanno fatto». Prodi ricostruisce con Vespa anche i motivi del suo dissenso con Tronchetti Provera: «Tronchetti Provera - dice il premier - mi ha chiesto un colloquio, mi ha raccontato una serie di fatti e pochi giorni dopo ha adottato una strategia del tutto diversa da quella che mi aveva comunicato. Lo avrà deciso la notte successiva al colloquio con me? La notte dopo? Non lo so. Io non ho mai preteso che Tronchetti mi dicesse che cosa voleva fare, ma se si chiede un colloquio al presidente del Consiglio non gli si dicono cose diverse da quelle che si intende fare. E se dopo il colloquio si cambia idea, si ha il dovere di aggiornare il capo del governo». Tronchetti, dice Vespa, sostiene che con il comunicato di palazzo Chigi sono stati rivelati segreti industriali. «Ma andiamo!- risponde Prodi - Che cosa ha rivelato quel comunicato? Niente. Ha rivelato quel che i giornali stranieri scrivevano da un mese e mezzo...».

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