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Ma Forza Italia «frena» già sulle larghe intese

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Il coordinatore Bondi: «Non possiamo andare avanti se non abbiamo interlocutori»

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«La grande intesa - aveva detto il Cavaliere venerdì - è un'ipotesi di buon senso che resta sempre valida. Perché è duro governare il Paese contro la magioranza degli italiani». Parole che si erano presto infrante contro il muro del centrosinistra. Al di là delle aperture di Lamberto Dini, infatti, nessuno nell'Unione aveva «abboccato» all'amo. Reazioni che non avevano comuque scoraggiato il Cavaliere: «Questo conferma il mio giudizio negativo su di loro, ma il buonsenso porta in quella direzione e io non cambio posizione». Ieri lo schema si è ripetuto. E, mentre dalla Palazzina Algardi di Villa Pamphili arrivava un secco «no grazie dureremo 5 anni», da Forza Italia rispondevano con una parziale retromarcia. «Non possiamo andare avanti se non abbiamo interlocutori» era il commento del coordinatore nazionale azzurro Sandro Bondi. «Le risposte negative da parte dell'Unione, in particolare da Massimo D'Alema che ha chiuso questa prospettiva - aggiungeva - denotano soltanto la mancanza di un interlocutore, nell'ambito della sinistra, che sia credibile, serio, responsabile, cosciente delle difficoltà del Paese». Secondo Bondi questa risposta «è allarmante in sé e dimostra che la sinistra, anche in quegli esponenti che ritenevamo più intelligenti e responsabili manca la coscienza delle difficoltà in cui si trova oggi il Paese e delle soluzioni che sono necessarie per affrontare i problemi del futuro del nostro Paese». Per Bondi, «è una grave responsabilità quella che si assume l'Unione, anche rispondendo in questo modo sbrigativo». Nonostante le parole di Bondi dentro Forza Italia assicurano che la linea non è cambiata. «L'obiettivo non cambia - commenta un deputato azzurro -. Quando le forze moderate e riformiste dell'Unione prenderanno coscienza che non si può più andare avanti accetteranno la prospettiva di un governo istituzionale». Ma gli azzurri non devono fare i conti solo con i «no» che arrivano dall'Unione. Anche la Lega, infatti, non è affatto convinta dall'ipotesi di un governo di larghe intese. Bossi lo aveva detto chiaramente venerdì: «La Lega è per il voto». Il vicepresidente del Senato ed ex ministro leghista Roberto Calderoli è andato oltre accusando FI e An di «desistenza mascherata» per far sopravvivere Prodi. «Nel momento giusto - ha detto in un'intervista al programma televisivo di La7 In breve che verrà trasmessa oggi - c'è sempre qualcuno che si ammala, non parlo di Udc o di Lega, ma di Forza Italia e An, e sparisce. Per cui i numeri dell'opposizione si abbassano e Prodi resta in piedi». I motivi di questo sostegno mascherato per Calderoli sono facili da capire: «Forse Berlusconi vuol lasciare sulla griglia Prodi fino alla fine della Finanziaria o, forse, c'è già in corso una sorta di trattativa. Voglio ricordare che il dl Gentiloni dovrebbe determinare il passaggio di Retequattro sul satellite. E l'averlo previsto per il 2009 sembra un pò una spada di Damocle messa sulla testa di Berlusconi. Io credo che questo argomento verrà messo sul piatto nel marzo dell'anno prossimo, nel momento cioè in cui la maggioranza affronterà la riforma delle pensioni e quando, una volta caduto il governo, il Presidente Napolitano sarà chiamato a fare le consultazioni. In quella sede, se l'opposizione sarà opposizione, si andrà al voto. Se l'opposizione sarà un pò "ingentilita" magari al voto non ci si va e si andrà avanti ancora un pò». E, per non lasciare dubbi, parla anche di leadership: «Berlusconi sarà il leader della Cdl solo se si vota entro il 2008».

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