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di SALVATORE DAMA PIER Francesco Pingitore sta lì da quarant'anni.

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E si appresta a cominciare una nuova stagione di satira politica. Stavolta avrà come bersaglio una diversa umanità governativa. Romano Prodi, Massimo D'Alema, Piero Fassino, Francesco Rutelli. Ministri, sottosegretari, dirigenti dell'Unione tornati al potere. La prospettiva non lo inquieta. Tutt'altro. «Questa sinistra ci offre così tanto materiale...». Se la ride. Mentre si lascia intervistare al telefono, Pingitore sta lavorando alla nuova edizione del suo varietà. Nome? Neanche sotto tortura. «Le posso dire questo. Partiamo a novembre per gli spettatori del Salone Margherita. Poi saremo di nuovo in televisione». Protagonista della pièce di quest'anno sarà Mario Zamma, l'attore che incarna Romano Prodi. Più defilato, ma sempre presente, Oreste Lionello, il comico che presta voce e corpo al Cavaliere pingitoriano. «Stia pur certo che non faremo sconti alla sinistra», annuncia il regista. Roberto Benigni, all'arrivo di Prodi a Palazzo Chigi, ha dichiarato: finora abbiamo preso in giro il governo. Ora si comincia con l'opposizione. Così, per par condicio! L'obiettivo della satira è sempre lui, Silvio Berlusconi? «Non sono d'accordo. La satira, da che mondo è mondo, prende in giro i potenti. Sia che appartengano alla scena della politica o a quella dell'economia. Sia che abbiano ruoli rilevanti nella società italiana. Ora, è vero che Berlusconi, anche se sta all'opposizione, rimane comunque un personaggio che conta. Ma al governo stavolta c'è la sinistra. E il Bagaglino certamente non farà sconti a Romano Prodi, Massimo D'Alema o chi per loro". Che succede alla satira italiana. Con la sinistra al governo sembra essersi assopita. Cos'è, i vignettisti, gli autori, i comici riservano un trattamento benevolo ai politici della propria area? «Vede, io credo che in Italia esista una satira embedded». Embedded? Come i giornalisti di guerra al seguito delle truppe americane? «Già. C'è una satira organica alla sinistra che ha serie difficoltà a prendere in giro il Governo quando a guidarlo sono i loro compagni di partito. E' umano. Ma non dovrebbe essere così. Noi siamo del mestiere da tanti anni. Abbiamo sempre fatto satira in libertà e autonomia. Non vedo perché dovremmo smettere adesso. Lo ripeto: non è un problema nostro. Noi non abbiamo timori reverenziali verso il governo. E non lo tratteremo con i guanti bianchi». C'è chi sostiene che il personale politico della sinistra offra meno spunti al comico per ricamarci su qualche battuta. Abbondano le figure grigie, i burocrati. Ci sono personaggi meno caratterizzati. Lei che ne pensa? «Le posso dire che il centrodestra aveva dei rappresentanti che si prestavano molto alla parodia. Ma che io non vivo in maniera traumatica il cambio di maggioranza. Anzi. La sinistra offre tanto materiale alla satira. Spiace per chi non se ne accorge. O fa finta di non accorgersene. Personalmente mi eserciterò molto su Prodi e su questo governo. Lo vedrete presto».

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