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Sospettati impiegati e militari della Finanza I «picchi» di verifiche per le donazioni ai figli

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E soprattutto, 128 accessi telematici abusivi per verificare la situazione patrimoniale e tributaria del presidente del Consiglio, Romano Prodi, e di sua moglie, Flavia Franzoni. È su una denuncia del Ministero dell'Economia, per conto dello stesso Prodi, che è partita in modo travolgente un'altra inchiesta milanese su indagini illegali, dopo quella che ha visto gli arresti dell'ex responsabile della sicurezza di Telecom Italia, Giuliano Tavaroli e dell'investigatore privato fiorentino Emanuele Cipriani. Anche se le vicende hanno aspetti simili - perchè ad essere sospettati degli accessi abusivi sono impiegati pubblici e militari della Guardia di Finanza - l'inchiesta condotta dal pm Francesco Prete e che oggi ha portato a 250 perquisizioni in tutt'Italia (case e uffici di 128 indagati) non avrebbe elementi di collegamento con la precedente. A parte quello di Prodi e della moglie, non sono filtrati i nomi delle numerose altre persone che sarebbero state oggetto di controlli fiscali illegali. Si parla anche di alte personalità politiche di rilievo, anche istituzionale. I dati consultati in modo illegale, relativi alla posizione di Prodi come contribuente, sarebbero numerosi: informazioni sul reddito, atti del registro tributario, partecipazioni societarie, atti di compravendita. Tra le 128 persone perquisite presso le proprie abitazioni e negli uffici, una decina di militari della Guardia di Finanza, due dipendenti dell'Ufficio delle Dogane, un dipendente del Demanio e, per il resto, tutti dipendenti dell'Agenzia delle Entrate. Dall'analisi dei pc e dei documenti sequestrati dai militari dello Scico (Servizio centrale d'investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza, sarebbero emerse anche le cosiddette strisciate: la prova inconfutabile dell' accesso ai terminali dell'Anagrafe tributaria. Un dato, nell'indagine, è sotto esame: i picchi di accessi abusivi nei vari sistemi per ottenere informazioni su Prodi e la moglie, si collocherebbero in corrispondenza con l'uscita su alcuni quotidiani di notizie riguardanti, tra l'altro, donazioni fatte dal presidente del Consiglio ai propri figli, oppure, in un caso, un'operazione immobiliare. Gli accessi più numerosi si collocano, infatti, tra 21 e il 24 novembre 2005; un'altra punta si verifica il 22 gennaio 2006 e un terzo picco è stato registrato dal 30 marzo all'8 aprile di quest'anno, quando alcuni giornali dedicarono spazio all'argomento. E c'è chi non manca di sottolineare come ad occuparsene siano stati soprattutto quotidiani «di destra». La notizia ha fatto la sua irruzione ieri nelle stanze della politica già arroventate per il dibattito sulla fiducia alla Finanziaria. Contro Romano Prodi non esiste «nessun complotto» e la prova sta nel fatto che il suo dossier tributario è stato violato oltre 128 volte: ha affermato Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha pure aggiunto: «figuratevi le centinaia di volte che hanno cercato di spiare me». Per l'ex premier si tratterebbe di un «polverone che qualcuno sta alzando» per nascondere «l'aumento delle tasse» e «distogliere l'attenzione» da questa finanziaria. «Sono intrusioni di più funzionari, gente che va a vedere anche solo per curiosità» è stata l'osservazione di alcuni esponenti politici vicini all'ex premier. Botta e risposta. «Io non commento le parole di Berlusconi». Così il presidente del Consiglio Romano Prodi ha risposto ai giornalisti che gli chiedevanoo di replicare al leader di Forza Italia Silvio Berlusconi il quale, a proposito dell'indagine della procura di Milano sui politici spiati, avrebbe detto ai suoi coordinatori regionali che si tratta di un polverone. Prodi non ha voluto rispondere a chi gli chiedeva se si presenterà parte civile al processo.

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