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di DARIO CASELLI BERLUSCONI li ha uniti e Prodi li ha divisi.

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Oggi divisi, chi al fianco del Governo Prodi, chi all'opposizione. Sembra passato un secolo. Ormai è alle spalle il tempo degli scambi di cortesie: «L'importante, con esponenti così autorevoli nella vita del Paese, è individuare obiettivi comuni e metodo di rapporto e dei lavoro comuni. Fattori di sviluppo comuni» (21 aprile 2004). Oppure: «Dalle prime dichiarazioni mi pare che la nuova Confindustria voglia fare dell'immagine dell'industria italiana e della competitività fondata su ricerca e qualità le sue scelte. E noi su questo saremmo d'accordo» (Epifani, 9 Marzo 2004). Adesso se da viale dell'Astronomia arrivano parole di fuoco contro il Governo la Cgil fa orecchie da mercante. Se il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, bolla come «classista» la nuova Legge Finanziaria, Epifani non gli va dietro. Preferisce smarcarsi spiegando che «solo Montezemolo la vede classista la nuova Finanziaria». Se l'accordo sul Tfr per gli industriali è giudicato «una polpetta avvelenata», dalle parti dei sindacati lo si considera «soddisfacente». Divisi, quindi. Ma come detto prima non era così. Montezemolo aveva inaugurato la sua stagione alla guida degli industriali facendo appello alla concertazione, richiamando lo «spirito dell'accordo del luglio '93». Evocando «il coraggio di mettere da parte gli estremismi e riprendere la via del dialogo diretto». «Una stagione lunga di concertazione che ha dato grandi frutti, ma ha generato anche talune incomprensioni. Noi intendiamo partire dai primi». Invito che le parti sociali non avevano disdegnato. Certo non un vero e proprio amore ma una «complicità» che finiva sempre per criticare il Governo Berlusconi. E come un copione quando Montezemolo partiva in carica contro il centrodestra i sindacati si affiancavano. Bastava che il leader degli industriali dicesse: «Nella maggioranza non ci si mette d'accordo sulle cose da fare, né prima nè dopo le elezioni che ora sono passate», che il segretario della Cgil rispondesse: «Se il governo, non affronta i problemi e non incontra i sindacati, allora è legittimo che Montezemolo si preoccupi». E così anche Savino Pezzotta, segretario della Cisl, seguiva lo stesso schema: «Se il governo smettesse di litigare, se ci mettessimo a discutere e ragionare di politica economica, sarebbe un bene per tutti, per il Paese. La situazione economica è veramente grave e necessita interventi in tempi brevi». Tutto questo fino a poco tempo fa. Ora la musica è diversa. Prodi è a Palazzo Chigi. Montezemolo in un'intervista al Wall Street Journal parla di «bilancio magro» dei primi mesi di governo, almanacca di un «futuro che non lascia ben sperare alla luce della debole coesione politica di cui l'esecutivo ha dato finora prova e dello scarso senso del mercato e dell'impresa che hanno finora dimostrato alcuni settori della maggioranza». Ma Epifani cambia registro, evita e se interviene è a favore del Governo, come nel caso dell'ultima legge finanziaria. Tutti la criticano. Nessuno la digerisce, ma lui spariglia: «Condividiamo spirito e cuore politico». Alla faccia dello spirito di concertazione del '93.

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