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È il grande assente.

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In un immaginario dialogo a distanza tra la piazza veneta e il convegno organizzato da Michele Vietti in Piemonte, il leader dell'Udc Pierferdinando Casini conferma, uno dopo l'altro, i distinguo tra la sua idea di opposizione e quella del resto del centrodestra. A partire, appunto, dal rispetto dei simboli dell'unità nazionale e della Repubblica, ovvero l'inno di Mameli e il capo dello Stato. Ma le differenze non riguardano solo la cosiddetta sensibilità istituzionale, caratteristica fondante dell'Udc ma anche il modo di interpretare il ruolo di opposizione. Casini ribadisce che lavorare perchè Prodi cada prima possibile è giusto, ma non basta. «Bisogna passare dalla protesta alla proposta. Non c'è una piazza che vuole mandare a casa Prodi - chiarisce Casini - e una Udc che vuole tenerlo a Palazzo Chigi. Siamo giornalmente impegnati nel Paese, ma soprattutto in Parlamento, per manifestare la totale inadeguatezza di questo Governo. Non è un problema derivante da Prodi, ma dalle condizioni politiche. La piazza - sottolinea - è sempre un evento democratico, ma una grande opposizione deve impegnarsi a sviluppare una riflessione profonda su come può governare meglio e creare una alternativa migliore». E qui il ragionamento di Casini va oltre all'eventuale crisi di governo: se cade Prodi, l'ipotesi di andare al voto è «una fuga dalla realtà. I primi a sapere che non si torna alle elezioni - spiega - sono proprio quelli che le evocano ed in particolare gli alleati di Prodi che brandiscono la minaccia delle elezioni come se qualcuno fosse spaventato. Le elezioni non esistono». E nell'auspicare possibili scenari futuri ancora una volta, il leader centrista, si trova in perfetta sintonia con le tesi ribadite anche oggi dal leader della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo: «L' alternativa a Prodi è una nuova assunzione di responsabilità che non può che nascere a 360 gradi nella politica italiana. È un governo - sottolinea Casini - che si assuma la responsabilità di svincolarsi dal ricatto permanente dell'estrema sinistra». Per quanto riguarda la sua assenza, ufficialmente Berlusconi sembra averla accolta con indifferenza: «Questa è la casa delle libertà e ognuno puo »fare come vuole», ha detto il Cavaliere a chi gli chiedeva un parere. Di diverso parere il governatore del veneto Giancarlo Galan: «L'ho visto rammaricato per l'assenza di Casini, ma non tanto per la mancanza di presenza fisica quanto perchè questo fatto presterà il fianco ad una stampa non amica di mettere in luce il fatto che non c'era Casini invece di sottolineare la presenza di oltre diecimila persone», ha osservato.

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