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Il leader azzurro

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«Il governo Prodi deve andare a casa»

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Ed è una giornata particolare, perché Berlusconi, per questo secondo appuntamento sceglie di visitare tre «roccaforti rosse»: San Giuliano di Puglia, il paese colpito dal terremoto del 2002, Termoli e Campomarino. Ma è una giornata particolare soprattutto perché, dopo il declassamento dell'Italia da parte della agenzie di rating, il leader azzurro ha una ghiotta occasione per un affondo contro il governo Prodi e la sua Finanziaria. E non se la lascia sfuggire. Parte dai conti pubblici. «Il mio governo - dice - ha tenuto i conti in ordine per cinque anni e per cinque anni non ha avuto alcuna bocciatura dalle agenzia di rating internazionali». Poi attacca il decreto Visco-Bersani. Un provvedimento che, spiega, «comporta che ogni cittadino, sia controllato, spiato, in tutto quello che fa, in tutte le sue spese». «Oltre i 100 euro - continua -, i cittadini non potranno pagare con la moneta». E ricorda di aver letto «qualche mese fa l'ultimo scritto di Stalin che metteva come obiettivo del suo potere quello di abolire, addirittura, la moneta». Con l'approvazione del decreto, prosegue, «l'amministrazione dello Stato avrà la fotografia di ciascuno di noi, del nostro stile di vita, di tutto ciò che abbiamo acquistato», anche «con il motivo per cui siamo andati da un medico». Infine passa alla Manovra. Una Finanziaria che, per Berlusconi, è lo specchio di una visione «pauperista e comunista». E, sull'eventualità che il governo chieda il voto di fiducia l'ex premier non ha dubbi, sarebbe «una cosa che veramente non appartiene ai metodi di una vera democrazia». Anzi, a suo dire l'Italia è in una condizione di «emergenza democratica» a causa dell'«occupazione» del potere da parte di questo governo che comunque «non funziona e deve andare a casa». Anche perché Berlusconi ha «paura» che, con il disegno di legge Gentiloni, chiudano «le televisioni Mediaset». Per questo il Cavaliere si è detto convinto che dalla consultazione molisana possa «partire un segnale per tutta l'Italia di un cambiamento rispetto al passato» facendo leva sul «malcontento suscitato da questo governo della sinistra». Un segnale che oggi partirà anche da Vicenza dove la Cdl scenderà in piazza (senza Udc), per protestare contro il governo e la Finanziaria. Insomma, dopo un'estate trascorsa a dividersi pro o contro la «protesta di piazza», l'opposizione passa decisamente ai fatti. E non è certo casuale che la scelta sia caduta su Vicenza visto che, proprio da qui, Berlusconi iniziò la sua rimonta su Prodi nella campagna elettorale per le ultime politiche. Sul palco della cittadina veneta, accanto a Berlusconi ci saranno Fini e Bossi, ma non i leader dell'Udc che attraverso il segretario Lorenzo Cesa, hanno fatto sapere di lavorare per «un'alternativa al governo Prodi attraverso un percorso diverso». Berlusconi incassa ed evita di riaccendere la polemica: «Io sarò in piazza puntuale, come si conviene ad un buon milanese. Alle 10.30 sarò lì». Ma ad agitare le acque della Cdl non ci sono solo le defezioni di Vicenza. Nel corso di un filo diretto a Repubblica Radiotv Gianfranco Fini, stimolato dalle domande, torna sulla questione della leadership del centrodestra: «Se cade il Governo l'ipotesi più probabile sarebbe quella di andare a elezioni. A quel punto ci metteremo attorno ad un tavolo e discuteremo la leadership della Cdl. Se sia Berlusconi non è scontato». Immediata la replica del leader di Forza Italia: «Il problema non esiste». E lo stesso Fini precisa poco dopo: «È ridicolo ipotizzare divisioni quando non ci sono».

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