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RUTELLI tira dritto, stringe i tempi e convoca per venerdì 27 ottobre la direzione della Margherita (già ...

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Una decisione presa in mancanza di un accordo tra tutte le componenti interne su regole e platea congressuale (dopo il caso tesseramenti) che fa irritare gli ulivisti che la bollano come una «forzatura». Il presidente Dl ha quindi a disposizione dieci giorni di tempo per cercare un accordo e scongiurare il rischio che in direzione i parisiani non votino il regolamento con la maggioranza. Al ritorno del ministro della Difesa dall'Egitto è quindi probabile che ci siano contatti per cercare un'intesa. Le posizioni di partenza restano però distanti. Rutelliani e popolari vorrebbero chiudere il caso «tessere» («che - osserva un parlamentare vicino al vicepremier - sta buttando anche troppo discredito sulla Margherita») e puntano a una mozione unitaria sul Pd. Gli ulivisti chiedono altre verifiche sui tesserati e, quindi, il corpo congressuale e mozioni separate fin dai congressi locali. «Mi pare - sottolinea Ermete Realacci - che Parisi e gli altri vogliano una mozione che anche nei firmatari chiarisca chi è "più favorevole" al Partito Democratico. Io credo invece che se c'è una mozione chiara, che attiva qualche messaggio mobilitante per la gente, più è ampio l'arco dei firmatari e meglio è... Escludere qualcuno non rafforza il processo: se nei Ds Mussi firmasse la mozione con Fassino non credo lo prenderebbero a calci nei denti...». I parisiani chiedono invece, per dirla con Antonio La Forgia, che «venga data a tutte le componenti la possibilità di esprimersi, anche di contarsi. Mi sembra un ragionamento ovvio...». Congresso «vero», chiedono i prodiani, a partire da una platea autentica, sulla quale non pesi il caso tessere. «Senza adeguati controlli e garanzie sul tesseramento - attacca Franco Monaco - e in assenza di regole condivise per lo svolgimento dei congressi, tutto si farebbe più difficile». «Non si può più rinviare la convocazione del congresso - è la replica del vicepresidente della Camera, il popolare Pierluigi Castagnetti - e sulla questione dei tesserati la soluzione è semplice: chi vota per i delegati si presenta fisicamente, con la carta d'identità e la tessera, mi pare sia un metodo incontestabile». I parisiani sottolineano, però, che non è possibile escludere categoricamente l'ipotesi di "brogli" visto che a controllare sono gli stessi «terminali» locali responsabili dei falsi tesseramenti e che sarebbe quindi giusto fare un controllo più puntuale e a livello nazionale. Una verifica che, si spiega, comunque potrebbe non inficiare la tempistica del congresso. In sottofondo restano comunque i sospetti dei rutelliani che il caso tessere sia un'arma usata dagli ulivisti per incidere sulle quote in vista del congresso. «Stanno trattando - dice un esponente della componente di maggioranza - hanno paura di essere al 5%, quindi se magari gli offri il 10%...».

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