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di MARZIO LAGHI PIù pressione fiscale e, quindi, consumi in calo.

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L'allarme lanciato dalla Confcommercio e basato sulle previsioni per i prossimo biennio. Il «verdetto» è senza appello: la Finanziaria 2007 riporterà la pressione fiscale ai livelli più elevati degli ultimi 15 anni, con effetti depressivi sull'economia e sui consumi delle famiglie. Secondo il Centro Studi dell'organizzazione dei commercianti, infatti, la legge contiene un «eccessivo sbilanciamento» sul versante delle entrate rispetto ai tagli di spesa. Il prelievo, addirittura, sarebbe di 24 miliardi e cioè più del doppio rispetto a quanto annunciato dal governo. Non solo: la pressione fiscale aumenterà in un anno di un punto percentuale sul Pil, riportandosi al di sopra del 42% come alla fine degli anni '90 e ai livelli più alti degli ultimi 15 anni. Sul versante della domanda interna, poi, «l'incertezza sulle prospettive di sviluppo del Paese, gli effetti sul reddito delle famiglie degli interventi fiscali del Governo e le dinamiche di costo dei servizi pubblici locali» determinerà un generale contenimento dei consumi che si manterranno al di sotto dei livelli del Pil crescendo del +1,1% nel 2006 e di un +0,8% nel 2007. Lo stesso Pil «dopo un 2005 caratterizzato da una stagnazione (0,0%) e la "ripresina" dei primi mesi del 2006» si porterà a fine anno a un +1,6%. L'organizzazione prevede, infatti, sin dal quarto trimestre dell'anno un'attenuazione della crescita che si protrarrà fino al 2007 con un Pil al +1,2%. La revisione degli studi di settore, il contrasto all'elusione e all'evasione e il recupero di base imponibile, l'incremento delle aliquote contributive, il trasferimento all'Inps del Tfr inoptato, secondo la Confcommercio devono essere classificati come entrate e come tali porteranno il prelievo complessivo derivante dalla manovra «non già ai poco meno 11 miliardi di euro segnalati dal Governo, bensì a esattamente il doppio, cioè circa 22 miliardi». Le entrate arrivano «addirittura a oltre 24 miliardi tenendo conto di quella parte dei mancati trasferimenti agli Enti locali, per effetto del Nuovo patto di stabilità interno, che si tradurrà in nuova imposizione di tributi o inasprimento delle aliquote a livello di Comuni e Province». Ciò va letto come un forte incremento della pressione fiscale che si colloca sopra al 42% del Pil. L'incertezza sulle prospettive di sviluppo del Paese, la scarsa efficacia sul reddito degli interventi di rimodulazione delle aliquote (peraltro controbilanciati dalla maggiore pressione fiscale), il possibile aumento del costo del denaro, l'evoluzione del costo dei servizi di pubblica utilità e delle tariffe energetiche dovrebbero mantenere «contenuta» la domanda di consumo. In particolare nel 2006 i consumi delle famiglie sono stimati aumentare dell'1,1% e del +0,8% nel 2007. Non solo. L'economia italiana consolida la ripresa nella prima metà del 2006 ma la Confcommercio prevede un rallentamento a fine anno e nel 2007. La crescita del Pil nei primi sei mesi dell'anno - dice l'organizzazione - pur registrando valori migliori rispetto agli anni precedenti, non recupera il gap di sviluppo che il nostro paese ancora sconta rispetto sia all'eurozona sia ai principali partner europei, Francia e Germania in particolare. Inoltre, alle positive dinamiche dell'export e degli investimenti, si contrappone una sostanziale debolezza della domanda interna, caratterizzata da un andamento altalenante dei consumi delle famiglie. Sul versante prezzi, la Confcommercio rileva un'evoluzione sostanzialmente sotto controllo, ma che risente ancora delle recenti tensioni registrate sui mercati petroliferi, mentre giudica «non molto positivo il quadro della finanza pubblica legato anche agli effetti delle recenti misure contenute nella Finanziaria».

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