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di ALESSANDRO USAI MENO Stato e più privati per salvare Alitalia.

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Le strade per risanare il pesante rosso in bilancio portano tutte verso un'alleanza prestigiosa con altri vettori, possibilmente internazionali. Sono tre i possibili scenari all'orizzonte di Alitalia. Il primo è quello di una integrazione con AirFrance-Klm. Sarebbe la soluzione più logica e più praticabile allo stato attuale ma la compagnia presieduta da Jean Cyril Spinetta ha già da tempo fissato alcuni paletti. In diverse occasioni la società francese ha manifestato l'interesse a entrare nel capitale di Alitalia o eventualmente a studiare la fattibilità di una vera e propria integrazione tra i due vettori. Ma la compagnia italiana dovrebbe procedere a una ristrutturazione per abbattere i costi e diventare appetibile tornando a essere competitiva. La seconda via porta in Germania. Nonostante le smentite la Lufthansa avrebbe molti interessi a chiudere l'operazione che porterebbe a maggiori benefici in termini di quote di mercato in Italia. l'integrazione con Airone, che fa capo alla stessa Lufthansa, consentirebbe di raggiungere circa il 70% del mercato domestico italiano. Sorgerebbero però due problemi: Alitalia dovrebbe abbandonare l'alleanza con Sky Team con il conseguente pagamento di una penale; l'altro riguarda proprio la quota di mercato italiano che sarebbe soggetta ai vincoli dell'antitrust. La terza ipotesi è quella più gettonata nelle ultime settimane: Alitalia dovrebbe cercare un alleato asiatico. In fondo la compagnia di bandiera resta un vettore con ancora buone potenzialità e trovare un partner pronto a investire rilancerebbe le sue ambizioni. In rampa di lancio non mancano i possibili pretendenti che vedono nel mercato italiano una possibilità di sviluppo. Circolano i nomi della Cathay Pacific, della Emirates di Dubai, della Singapore Airlines e della Thai. Tutte compagnie con bilanci in attivo per svariati milioni di euro e pronte a investire. Nomi a parte, l'obiettivo resta quello di creare sinergie, garantire maggiore flessibilità e soprattutto tornare ad avere margini che consentano redditività. Paradossalmente l'Alitalia ogni volta che ha un aereo in rampa di lancio perde soldi. Occorre intervenire e molte case d'affari hanno già presentato studi e piani finanziari per far invertire questa rotta. Fin qui le strategie industriali che dunque passano per la ricerca di un'alleanza internazionale. Il vero nodo cruciale è però rappresentato dalla struttura azionaria. Il Ministero dell'Economia ha una quota del 49,9 per cento mentre il restante 50,1 per cento è sul mercato. Struttura che tiene conto anche delle obbligazioni convertibili in scadenza fino al 2010. In questo calcolo, i francesi di AiFrance hanno una quota vicina al 2 per cento. La prossima mossa del governo non potrà che essere quella di scendere dall'attuale quota fino al 30 per cento che comunque garantirebbe di controllo della compagnia. Ecco allora che il nuovo partner potrebbe entrare nel capitale con una quota di poco inferiore al 20%. I primi ipotetici effetti sarebbero una nuova iniezione di liquidità che darebbe una boccata d'ossigeno ai disastrati bilanci della compagnia. Poi parte degli introiti potrebbe essere dirottata sugli investimenti nella flotta di Alitalia per tornare a garantire una qualità del servizio veramente all'avanguardia. Molti sono i piani di salvataggio che in queste settimane tornano prepotentemente a girare sui tavoli degli amministratori della compagnia di bandiera e su quelli di politici e banchieri. L'obiettivo è però fare in fretta e prendere una decisone in tempi rapidi. Del resto anche lo stesso presidente del Consiglio Romano Prodi ha suonato l'allarme dopo gli incontri della settimana scorsa con i sindacati, fissando in tre mesi il termine entro cui trovare una soluzione ed evitare il fallimento. Senza dimenticare che sullo sfondo c'è una vera e propria battaglia in corso da anni sull'asse Milano-Roma in relazione

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