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«Per lavorare mi dissero: cambia cognome»

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La «pietra dello scandalo», ovvero la scintilla che ha dato il via a una querelle infinita di battute tra i due, è stato il convegno D-destra, organizzato dal secondo a Fiuggi. Lo scopo? Quello di rifondare, o comunque di ripensare, la destra italiana. Ripartendo dalle fondamenta. Un neonato movimento, criticato dalla Mussolini che, in tutta risposta, ha commentato la riunione con un secco «L'unica forza in Italia "di destra" è Azione Sociale. La destra siamo noi». Il riferimento implicito è andato alla vicenda del Laziogate e all'allontanamento - dopo una storia di spionaggio - della leader di As da Alleanza Nazionale. «Dove stavano andando questi signori quando Fini parlò - ha continuato la Mussolini - di "male assoluto"? Restavano al governo. E guidavano le regioni. Per aver avuto la coerenza di lasciare Alleanza Nazionale quando stava al potere scegliendo allora i valori, abbiamo subito aggressioni dai nemici. Grazie alla nostra coerenza, quindi, siamo oggi l'unica e vera forza di destra. Non c'è spazio - ha concluso - per i personalismi velleitari. La politica è una cosa seria». E la replica del senatore - capolista alle scorse Politiche - non si è lasciata attendere: «Ci deve aver confuso - ha commentato Francesco Storace - con una delle "trasmissioni" che fa con Vittorio Sgarbi». Una frase che ha lasciato di stucco la Mussolini: «Ormai non parla più di politica - ha commentato - Perché gli sono rimaste le battute». Un giornata movimentata, quella trascorsa ieri dalla leader di Azione Sociale, che è passata dalla difesa della Scicolone - in arte Sophia Loren - invitata all'ultimo momento dal sindaco di Roma Veltroni alla Festa del Cinema alle lacrime, che ha versato durante lo svolgimento della trasmissione «Domenica In». Galeotto è stato un pezzo blues. Quello che il padre, il pianista jazz Romano Mussolini, le dedicò anni fa. Un brano riprodotto nel corso della diretta e all'interno del capitolo «30 contro 1», che ha scatenato le lacrime della leader di Azione Sociale: «Non sono ancora riuscita a superare la sua scomparsa», ha affermato. Un cognome che, volente o nolente, le è pesato sulle spalle, quello che la Mussolini ieri. E per l'ennesima volta, ha difeso. Con un aneddoto. Quello che racconta della carriera della Mussolini «giovane». La carriera artistica di una ragazza tutta volta verso i palcoscenici dei teatri e le pellicole cinematografiche. Una carriera che l'ha vista impegnata fino all'ingresso in politica dalle fila di Alleanza Nazionale alla recente vicenda del Laziogate. Un cognome, «Mussolini» che, in quel momento, le pesò. «Per lavorare - ha arringato nel raccontare i propri esordi - mi chiesero di cambiare cognome. Quando facevo l'attrice mi hanno detto: se vuoi continuare a lavorare devi cambiare il tuo cognome. Allora io ho risposto: al mio cognome non ci rinuncio».

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