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Il rapporto dell'Adusbef

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Gli stessi soldi accantonati con il trattamento di fine rapporto avrebbero, infatti, reso molto di più se fossero stati investiti in semplici Bot o in altri strumenti finanziari. Lo rileva l'Adusbef, che ha calcolato i rendimenti degli ultimi 25 anni di Tfr, Bot e prime rate dell'Abi. Scoprendo che non sempre il trattamento di fine rapporto è stato impiegato nel migliore dei modi. Secondo l'associazione, 1.000 euro investiti nel 1982 nella gestione del Tfr sono diventati nel 2005, dopo 24 anni, 3.234,3 euro: «Una buona performance, se paragonata alle perdite di altri investimenti in Cirio, Parmalat o Tango bond», ha sottolineato l'Adusbef ma ben meno soddisfacente, se confrontata con altre tipologie di impiego. Se gli stessi mille euro fossero stati infatti investiti in Bot a dodici mesi, infatti, avrebbero reso il doppio salendo a 7.634,5 euro. Per di più, «il calcolo della rivalutazione con tali rendimenti, presi in considerazione esclusivamente per la disponibilità dei dati degli ultimi 25 anni è, in realtà, nettamente inferiore a quello che si sarebbe ottenuto valutando i rendimenti di titoli più idonei come i Btp». Come secondo parametro di confronto, l'Adusbef ha quindi preso la rivalutazione del capitale a un tasso di mercato come, ad esempio, il tasso bancario passivo medio applicato agli affidamenti bancari ottenuti dalla aziende (prime rate Abi), la rivalutazione di mille euro - continua l'Adusbef - è oltre quattro volte quella del Tfr, ossia 12.139,1 euro». Per questo secondo l'associazione «tutti in coro, il governatore di Bankitalia Mario Draghi, il presidente dell'Abi Corrado Faissola e il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo stanno gridando allo scandalo, per salvaguardare i loro interessi e quelli delle imprese, non certo quelli dei lavoratori».

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