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Visco lancia il megapiano contro l'evasione Autonomi nel mirino

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A commentare le ultime dichiarazioni dei redditi da cui emerge che alcune categorie di autonomi, come i gioiellieri, risultano guadagnare meno di maestri e poliziotti, è il vice ministro all'Economia, Vincenzo Visco, il quale sottolinea come «non è un caso che il governo abbia messo al centro della sua azione proprio la lotta all'evasione fiscale». Il governo dunque ha affilato da subito le armi e già «sta predisponendo interventi normativi e organizzativi articolati in oltre 50 punti», aggiunge il responsabile delle politica fiscale dell'Esecutivo che fissa anche precisi obiettivi temporali. «Pagare tutti per pagare meno»: è questo lo slogan che accompagna il piano-Visco, «55 mosse del governo - si legge nel documento - per combattere l'evasione fiscale, combattere l'elusione fiscale, far emergere il vero reddito imponibile». Si tratta, come precisato dal viceministro, sia di interventi normativi che organizzativi. Si va dalla «tracciabilità dei compensi», ovvero all'obbligo per i professionisti di non fare transazioni in contanti appunto per lasciare traccia dei movimenti ai maggiori controlli sull'imposta di registro, ipotecaria e catastale; dagli accertamenti doganali al giro di vite su calciatori e atleti per professione; dal potenziamento degli studi di settore alle norme più stringenti per evitare le frodi nell'Iva sulle auto. I 55 fronti per combattere l'evasione sono stati aperti con i primi tre provvedimenti in materia varati dal nuovo governo: decreto di luglio, decreto fiscale e legge finanziaria. Ma le varie categorie protestano, parlando di «analfabetismo fiscale», di «persecuzione», di «campagna» che parte puntualmente a ogni avvio di Finanziaria. A scendere in campo contro le facili generalizzazioni è, tra gli altri, Confcommercio, il cui presidente Carlo Sangalli martedì guiderà una delegazione di rappresentanti delle associazioni delle piccole e medie imprese in una colazione di lavoro con il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa: «Si tenta di riproporre - osserva Confcommercio - una lettura della patologia dell'evasione fiscale che vuole rintracciare nel lavoro autonomo e nelle piccole imprese i suoi protagonisti di riferimento. A questa lettura non ci stiamo». Perché, continua l'associazione dei commercianti, l'evasione fiscale «è un fenomeno che attraversa tutta l'economia e tutta la società italiana» e anche perché occorre considerare anche «la tecnica più raffinata dell'elusione». In ogni caso, per Confcommercio, proprio per recuperare il sommerso bisognerebbe piuttosto andare verso una riduzione delle aliquote, perché «una pressione fiscale in aumento dell'1,3% tra quest'anno e il prossimo non aiuta nè i contribuenti in regola, nè il recupero di evasione ed elusione». La Fipe, che raccoglie i ristoratori della stessa Confcommercio, scende sul piano dei numeri e sottolinea che la crisi dei consumi porta inevitabilmente a una contrazione del fatturato e, quindi, dell'utile: «Gli studi di settore - ricorda la federazione - sono chiari e vincolanti e da essi è difficile evadere». Anche la Cgia di Mestre offre una spiegazione tecnica e avverte che «si tratta di un vero e proprio caso di analfabetismo fiscale», perché «non si possono mettere a confronto i redditi di alcune categorie di autonomi con quelle dei lavoratori dipendenti. Non ha nessun senso e non è nemmeno corretto da un punto di vista statistico». Secondo l'Ufficio studi dell'associazione, invece, sarebbe sensato confrontare i redditi dell'artigiano o del commerciante con quelli del suo dipendente: operazione da cui emergerebbe che il primo guadagna circa il 30% in più rispetto al secondo.

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