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La rabbia del Cavaliere: «Questa non è democrazia»

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Comunque, il provvedimento «non passerà in Parlamento». È la reazione dell'ex premier e fondatore di Mediaset Silvio Berlusconi. «Ricordo soltanto - aggiunge il Cavaliere - che c'è stato un referendum e che il popolo italiano ha già dato una risposta quando la sinistra voleva aggredire un'azienda che aveva il solo torno di essere stata guidata da me e in cui c'è ancora una presenza importante della mia famiglia. Stamattina - aggiunge Berlusconi - ho detto che non credevo che sarebbero arrivati a tanto. E invece ci sono arrivati. Una democrazia non è più tale quando una parte ha timore che l'altra parte vada al governo perchè può fargli del male, quando la parte che va al governo attacca e aggredisce l'altra parte nella persone del suo leader, aggredendo per esempio le sue proprietà private e le sue aziende. Oggi noi difficilmente possiamo considerarci una democrazia perchè non c'è il sistema dei pesi e dei contrappesi. Mi rifiuto di credere che esista la possibilità che questa legge passi in Parlamento. Credo proprio che non potrà passare». Una riforma «contro aziendam» - tuonano da Cologno Monzese - che appare tagliata su misura come vendetta politica, senza respiro di sviluppo e basato su interventi contingenti che appaiono ispirati da una prospettiva retrograda. E tutto questo è ancora più nocivo in una fase di mercato in cui i media mondiali sono scossi da un profondo e repentino cambiamento. Confidiamo che il dibattito parlamentare - conclude Mediaset - restituisca credibilità alla proposta». I giornalisti Mediaset esprimono «profonda preoccupazione in merito ai provvedimenti contenuti nel Disegno di legge Gentiloni». «Da anni i giornalisti delle reti Mediaset - sottolinea la nota - svolgono un ruolo di primo piano nel panorama dell informazione nel nostro Paese; lo fanno con un obiettività e un indipendenza riconosciuta da tutte le forze politiche e sociali, nonché? da milioni di telespettatori che ogni giorno ci seguono e da sempre usufruiscono, gratuitamente, della nostra informazione». Secondo i giornalisti di Mediaset «il Ddl Gentiloni rischia di avere pesanti ripercussioni sui livelli occupazionali all'interno del gruppo Mediaset, sul corpo giornalistico, ma anche su tutte quelle categorie che insieme a noi da anni lavorano per il miglioramento dei prodotti offerti al pubblico. Ci auguriamo che tutte le conseguenze siano ben valutate - conclude la nota - e vi siano approfondite riflessioni e discussioni all interno del Parlamento che ha il dovere di salvaguardare i posti di lavoro in un momento così delicato per il paese». «Non bisogna confondere l'annuncio di riforma con una riforma approvata. In Parlamento sarà ben difficile che il testo presentato dal governo in materia radiotelevisiva sarà approvato», sottolinea invece l'ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, di An. Per Antonello Soro, coordinatore dell'Esecutivo della Margherita, «suscita sconcerto la denuncia di Silvio Berlusconi circa un preteso attentato alle sue proprietà nel settore radiotelevisivo. Così come appare incredibile l'accusa di banditismo rivolta al governo. Berlusconi - ha spiegato Soro - non può scambiare il potere regolatore dello Stato, come una sua questione personale e non può farsi scudo del suo gigantesco conflitto di interessi, per bloccare il processo riformatore avviato dal ministro Gentiloni».

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