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UN MEGA striscione di dieci metri.

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Si preannuncia così la marcia dei 20mila professionisti attesi per oggi nella capitale e che da piazza del Colosseo, passando per via dei Fori Imperiali, arriverà a piazza Venezia. Lì l'organizzazione ha deciso di allestire il palco dal quale i presidente della varie categorie si alterneranno a parlare. Per ora non è prevista una "capatina" dalle parti di Palazzo Chigi, ma qualcuno non esclude che il corteo possa allungarsi fino a piazza Colonna. Un'eventualità talmente temuta che le forze dell'ordine sono già in preallerta ed il cordone di sicurezza attorno a Palazzo Chigi sarà rafforzato. Quindi è tutto pronto per la megamanifestazione contro il decreto Bersani e alcune disposizioni inserite nella Legge Finanziaria e che a detta della categoria «rappresentano un vero assalto a tutto il settore». Uno scontro iniziato a luglio, subito dopo la presentazione del decreto, e che oggi potrebbe avere il suo massimo proprio nella sfilata. Sono previsti oltre 300 pullman da tutta Italia insieme ad aerei e treni che permetteranno ai manifestanti di raggiungere Roma. Migliaia gli striscioni di protesta, divisi per settore, che avranno quasi tutti come leit-motiv la difesa dell'ordine e della categoria. Ci saranno ad esempio i professionisti attivi nel settore delle risorse naturali, così come quelli impegnati nella lotta quotidiana contro l'inquinamento. Non mancheranno quelli impegnati nella sicurezza e nella tutela del sistema agroalimentare e quelli legati al settore farmaceutico. E naturalmente in prima fila gli avvocati, gli ingegneri e i geologi, che da più parti vengono considerati gli ispiratori dell'iniziativa. Dall'altro fronte, il Governo, intenzionato a difendere a spada tratta il decreto annunciando di non aver alcuna intenzione di modificare il testo. In effetti dopo la resa davanti ai taxisti, l'Esecutivo non ha scelta e non può permettersi cambiamenti. Al massimo, come fanno sapere dal ministero delle Attività Produttive, un atteggiamento più "morbido" al momento di prendere in esame la riforma degli ordini. E proprio questa sembra essere la prossima tappa del Governo e di Bersani. Per il momento c'è il riserbo più assoluto, ma è evidente che la strada maestra rimane quella del decreto e cioè di aumentare gli spazi di concorrenza tutelando il ruolo dei consumatori. Il tutto collegato ad un rinnovamento strutturale dell'intero settore. Un'offerta di dialogo che però, almeno per ora, i professionisti congelano convinti, invece, della necessità di continuare una lotta senza quartiere al decreto. Anche perché a molti questa disponibilità finale è suonata come un sintomo di debolezza del Governo, che, inoltre, proprio in prossimità della manifestazione ha cercato il confronto con i professionisti. Dialogo che però non c'è stato durante la fase di elaborazione e varo del decreto. Ma al centro delle critiche ci sono almeno tre punti. Il primo la decisione di abolire le tariffe minime per le attività riservate e le procedure ad evidenza pubblica. Una decisione giudicata molto grave, unica in Europa, e che spingerebbe verso il basso la qualità del servizio e delle stesse prestazioni. Seconda questione l'introduzione del patto di quota lite e quindi la possibilità di stabilire l'onorario come quota del risarcimento dell'assistito. Anche qui le critiche, soprattutto degli avvocati, sono nette, contestando la confusione di ruoli tra legale ed assistito. Ed infine c'è il tema dell'abolizione della pubblicità per i professionisti, che consentirebbe di aprire il mercato professionale alle regole della concorrenza. Fin qui le accuse contro il decreto ma c'è anche la Legge Finanziaria, dove l'articolo 46 imporrebbe agli ordini di sciogliersi per realizzare della strutture associative. Un'eventualità molto temuta dalle categoria e che rischia di portare a un nuovo durissimo scontro con il Governo. Sempre che alla fine non prevalga l'ipotesi del dialogo nella compagine governativa. Intanto oggi si sciop

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