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«Non è vero, non difendiamo solo i deputati»

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Francesco Pizzetti, presidente dell'Authority sulla privacy, difende il suo provvedimento che ha vietato ieri sera la messa in onda della trasmissione delle «Iene» sui parlamentari che farebbero uso di droga. «Se non mettiamo una barriera all'acquisizione illecita di dati personali — spiega — questo Paese non si salva». Però tutta questa intransigenza sembra essere giustificata solo dal fatto che si stavano toccando il Palazzo. «Assolutamente no. Anzi, mi sarei allarmato di più se si fosse trattato di persone qualsiasi. Ma questo non vuol dire che anche i parlamentari abbiano il diritto di essere difesi. Il fatto di diventare deputato non può essere scambiato per una colpa». Ma allora perché non siete intervenuti con altrettanta energia quando in questi mesi sono state pubblicate su quotidiani e settimanali le intercettazioni di telefonate private anche tra persone estranee alle inchieste? «Qui stiamo discutendo di dati personali, informazioni mediche che sono state rubate, carpite in maniera illecita. Nel caso delle intercettazioni si tratta di notizie che erano agli atti della magistratura e sono stati pubblicati. In maniera indebita, certo ma lì entrano in gioco altre considerazioni, la deontologia dei giornalisti, la moralità di chi le trafuga. Ma nel caso delle Iene è qualcosa di molto diverso. Dobbiamo mettere una barriera alla deriva alla quale stiamo assistendo, è un provvedimento che difende la nostra libertà, la libertà di ognuno di noi di potersi bere un caffé o un bicchiere d'acqua in un bar senza temere che qualcuno rubi il bicchiere e faccia un'analisi del nostro Dna». Spieghiamo meglio allora il motivo che ha spinto l'Authority ad intervenire. «Abbiamo bloccato l'utilizzo in qualsiasi modo di questi dati perché sono stati acquisiti in maniera illecita, rubandoli. E in più sono dati sanitari, che riguardano la salute. I medici hanno il divieto assoluto di divulgare notizie sanitarie sui pazienti, come facevamo a non intervenire? Infatti abbiamo proibito non solo la trasmissione di quelle notizie ma anche qualsiasi utilizzo dei dati» In Parlamento la decisione dell'Authority ha fatto discutere, in molti hanno chiesto di mandare lo stesso in onda il servizio delle Iene. Secondo lei le Camere potevano intervenire per farlo trasmettere ugualmente? «Direi proprio di no. Altro discorso sarebbe stato se tutte le "vittime" di questa vicenda avessero dato il consenso alla messa in onda. Ma non mi sembra ci sia stata questa volontà». In altri casi però trasmissioni analoghe, con dati «rubati» sono andate regolarmente in onda. «Ma stavolta sapevamo in anticipo il contenuto della trasmissione. E siamo intervenuti. Non potevamo fare altrimenti, lo ripeto, è in gioco la libertà personale di tutti noi, non solo di quei deputati che sono stati "vittime" delle Iene». Pa. Zap.

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