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Ma i commercianti: «Così non va»

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La manovra così non va e entro Natale «va cambiata» è il leit motiv delle organizzazioni di settore (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Casartigiani) che ieri hanno portato critiche e proposte di modifica alla finanziaria nel corso delle audizioni presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. Tutti compatti contro il trasferimento del Tfr all'Inps. Una «controriforma» per la Confcommercio, un blitz per Confesercenti, «un'ulteriore forzatura» per il mondo degli artigiani. Idem per quanto riguarda la mancata concertazione: «È bene che il governo sappia - dice il presidente Marco Venturi - che si rischia di far saltare 13 anni di concertazione». Le piccole e medi imprese non vogliono più «fare il bersaglio», avverte il numero uno della Confesercenti. Casartigianato, Cna e Casartigiani puntano il dito contro quella che è diventata solo «la presa d'atto delle opzioni dei sindacati dei lavoratori». E così l'audizione in Parlamento diventa un modo per far sentire la propria voce. Lo dice chiaro e tondo Confcommercio: con questa manovra «è impossibile crescere» e il rischio è che «si arrivi a una pressione fiscale del 42% del Pil». Basterebbe, spiega infatti l'organizzazione, che enti locali e regioni facessero ricorso alla leva fiscale per coprire appena la metà dei ridotti trasferimenti dallo Stato. Ma è Confesercenti a fare le pulci alla manovra e tirare le somme: ogni pmi, secondo l'Ufficio Studi dell'organizzazione, perde 783 euro l'anno, Tfr a parte. Una misura che riguarda «quattro milioni di persone per un totale di 3,211 miliardi di persone», dice Venturi.

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