Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di LAURA DELLA PASQUA «È UNA Finanziaria che penalizza il mondo produttivo, che è contro lo sviluppo ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Viceversa c'è stato un atteggiamento soft e la mia impressione è che qualcuno possa avere benefici mirati e non generalizzati». È duro l'attacco a tutto campo del presidente della Fiera di Milano e membro del direttivo della Confindustria Michele Perini. Nel mirino c'è la manovra economica che «soffoca lo slancio delle imprese» ma anche la stessa Confindustria che «non ha saputo dare una bocciatura secca a questo governo». Cos'è che non la convince di questa Finanziaria? «Il mio giudizio è totalmente negativo. Questa Finanziaria non avvia nessun processo di sviluppo e anche gli impegni sulle liberalizzazioni presi dal ministro Bersani sono stati rimangiati e non hanno avuto nessun tipo di sviluppo. È una Finanziaria imposta dalla demagogia politica comunista che caratterizza le ali estreme pericolose della coalizione». Quali saranno le conseguenze? «La manovra insieme alla questione Telecom determineranno una sfiducia degli investitori verso il nostro Paese che dirotteranno i loro capitali altrove. Peraltro l'Italia è passata dal 60° all'81° posto tra i Peasi dove investire. La Finanziaria incide in una situazione economica in cui solo le imprese che hanno avuto la possibilità di esportare hanno riportato timidi risultati positivi. Le altre imprese soffrono per una domanda interna modesta. A ciò si aggiunge la responsabilità di Confindustria di non aver preso un atteggiamento netto contro questa Finanziaria come se all'interno di questa vi fossero aspetti positivi. Il problema non è solo quello di una riduzione dell'Irpef, ma di come verrà effettuata la redistribuzione del reddito. Avrebbe avuto un senso mettere il maggior onere fiscale in un fondo per pagare nella pubblica amministrazione i migliori con premi di produttività. Ma c'è una redistribuzione generalizzata che favorisce anche i fannulloni, e questo non va». Le piccole medie imprese sono in rivolta soprattutto per l'esproprio del Tfr. Con che ripercussioni? «Sicuramente ci sarà un blocco degli investimenti. L'introduzione dei parametri di Basilea2 rende ancora più difficile l'accesso al credito bancario per le piccole e medie imprese che devono essere dotate di rating precisi. Le banche quindi non potranno compensare il differenziale del prelievo del Tfr. Non c'è stata nessuna volontà di mettere mano alla spesa della pubblica amministrazione che ammonta a 700 miliardi di euro». Altre imposte poi verranno dagli enti locali. Le imprese che faranno? «È un altro fattore penalizzante. Ecco perchè io dò ragione al governatore Formigoni e sono favorevole a fare della Lombardia una Regione a statuto speciale dove le imposte dei cittadini e delle imprese lombarde tornino sul territorio. La posizione di Confindustria è stata troppo soffice, non abbastanza determinata e questo lo si era visto anche quando Visco fece quel clamoroso errore sulla reintroduzione dell'Iva retroattiva sugli immobili. La misure fu poi modificata ma in Borsa le società di real estate avevano già bruciato migliaia di euro. In un altro Paese un ministro di questo tipo avrebbe fatto le valige. Da parte di Confindustria non c'è stata nemmeno una legittima richiesta di dimissioni. Cosa che fra l'altro sarebbe opportuno chiedere a chi ha impostato una manovra che mette al centro della manovra la penalizzazione del sistema produttivo e il ceto medio del Nord». Perchè secondo lei il presidente della Confindustria Montezemolo è stato soft sulla Finanziaria? «La mia impressione è che qualcuno possa aver pensato di ottenere benefici mirati e non generalizzati. Ci sono delle incongruenze». A cosa si riferisce? «È curioso il fatto che Montezemolo dopo aver parlato di made in Italy, di fare squadra per conquistare i mercati esteri, la prima azienda italiana, la Fiat, nell'arredare i propri uffici nel mondo faccia un accordo con Ikea che spesso realizza i propri prodotti in Cina, dimenticandosi il design, la cultura e la tradizione dell'arredamento italiano». Che caratteristiche dovrebbe avere il prossimo presidente di Co

Dai blog